Real Madrid, Juventus e Barcellona esultano. L’Uefa ha sospeso i procedimenti disciplinari a loro carico per l’affare Superlega e i tre grandi club dissidenti potranno così partecipare alla prossima Champions League. Sul comunicato, apparso ieri in serata sul sito della massima organizzazione calcistica europea, si specifica che la Commissione d’Appello ha deciso di sospendere qualsiasi tipo di procedimento fino a ulteriore avviso.
Così facendo, le tre società hanno scongiurato la possibilità di non presentarsi ai nastri di partenza della prossima Champions, vincendo, di fatto, la battaglia contro il loro massimo antagonista, ovvero il presidente Aleksander Ceferin che non ha potuto fare altro che prendere atto di tale decisione, dopo aver più volte minacciato di escludere le tre squadre dalla massima competizione continentale. Tuttavia, in una nota apparsa sul proprio sito, l’Uefa ha precisato che adotterà tutte le misure necessarie affinché il suo organo di ricorso sia in grado di riprendere il procedimento disciplinare il prima possibile. Una specifica che sottolinea come Ceferin abbia perso una battaglia, ma sia fiducioso di vincere la guerra.
Superlega, lo stop a sanzioni è atto dovuto o vittoria dei club?
Quanto deciso ieri dall’Uefa era abbastanza preventivabile e tutto sommato prevedibile. Questo perché è ancora da verificare se l’ordinanza cautelare del Tribunale di Madrid del 20 aprile sia valida sul territorio svizzero, sede territoriale dell’Uefa oltre che della Fifa. Il testo in questione diffidava le due organizzazioni dal procedere contro i club dissidenti, in attesa di un giudizio superiore, ovvero quello richiesto alla Corte Europea di Giustizia.
Di questo “guazzabuglio legale”, chiaramente, i club della Superlega erano a conoscenza, altrimenti sarebbe stata folle la loro presa di posizione. Le minacce dell’Uefa e le relative risposte fanno parte di un teatrino quasi costruito ad arte, ma che ben difficilmente sfocerà in qualcosa di serio, almeno nel breve termine, visto che anche la giustizia europea ha i suoi tempi, che sono probabilmente superiori alla lunghezza del mandato di Ceferin a capo dell’Uefa. La sua presa d’atto, nonostante anche questa fosse prevedibile, assomiglia a un segnale di resa o forse a un primo tentativo di riavvicinamento per un cambio condiviso del calcio europeo.