SUPERLEGA, FLORENTINO PEREZ: MINACCE E INSULTI DALLA UEFA

A meno di 24 ore dal ritiro dalla Superlega anche del Milan, ecco che il presidente del Real Madrid come del nuovo torneo Florentino Perez rinfocola le polemiche delle ultime ore, rivolgendosi anche a Fifa ed Uefa, per cui non ha certo parole al miele. Intervistato alla trasmissione El Languero su Cadena Ser, il presidente ha dichiarato di essere “ancora al lavoro” sul progetto della Superlega: “Stiamo lavorando a questo progetto da molti anni e forse non siamo riusciti a spiegarlo bene. Sono triste. Lavoriamo da tre anni”, aggiungendo poi che i dodici club fondatori (tra cui anche Milan, Juventus e Inter):  “Noi dodici abbiamo firmato un contratto vincolante, potremmo ospitare altre squadre. Non lo abbiamo spiegato comunque ma non ci hanno dato una possibilità. Non può essere che noi al vertice perdiamo soldi e gli altri guadagnano”. E sul comportamento e le dichiarazioni al fuoco delle Leghe nazionali come dalla Uefa degli ultimi giorni sulla vicenda, Florentino Perez pure ha dichiarato: “Non ho mai visto un’aggressività più grande. Dalla UEFA e dalle Leghe. È stato orchestrato e ci ha sorpreso. Quando abbiamo dato la notizia abbiamo chiesto di parlare con la UEFA. Quell’aggressività non l’ho vista. Minacce e insulti, come se avessimo ucciso qualcuno, come se avessimo ucciso il calcio”.



PEREZ: MILAN E JUVENTUS ANCORA DENTRO

Scoppiata la bolla della Superlega, con la maggior parte dei club fondatori del nuovo torneo che hanno fatto marcia indietro negli ultimi giorni e ore, per Florentino Perez comunque la “Superlega non è morta”. Anzi il presidentissimo, nell’intervista concessa a Cadena Ser svela altri retroscena, dichiarando che in realtà Juventus e Milan ancora non abbiano lasciato il progetto, rimasto comunque in stand by formalmente. Anzi Perez rincara la dose dichiarando, come riporta Sportmediaset questa mattina: “Dicono che la Juventus se n’è andata, e non è così. Dicono che il Milan se n’è andato, e non è così. Anche gli inglesi sono ancora dentro, come il Barça. Siamo ancora tutti dentro perché per uscire bisogna pagare una penalizzazione”. E proprio sulla penale e l’eventuale uscita dei club dalla Superlega il dirigente spagnolo poi puntualizza: “Non possiamo intraprendere azioni legali però si, tra noi c’è un accordo vincolante. Il nostro non è un campionato chiuso, può entrare chiunque; non vogliamo uccidere i campionati; i giovani non guardano più il calcio, vogliono vedere un Nadal-Federer tutte le settimane; il calcio è asfissiato dalla crisi, non arriveremo al 2024 se non troviamo più soldi”. Staremo ora a vedere  quali saranno le repliche dei diretti interessati, dai club italiani fino alle massime istituzioni del calcio.

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