La scelta della catena di supermercati Crai ha scatenato una grande polemica sui social, dove sono in tanti a commentare la decisione di ritirare le mascherine a 50 centesimi di euro. “Non mi chiedete disegnini perchè cerco di spiegarvela il più facile possibile. Se #CRAI decide di non vendere più le mascherine a 0.50 perchè gli costano di più e quindi ci perderebbero non dovete prendervela con loro ma col cialtrone che ha fatto l’annuncio”, commenta un utente. E sono molti a pensarla in questo modo: “Un’azienda non è un ente di beneficienza. Se perde su un prodotto, normale che non lo venda. Sono banali regole del mercato. Se non vi piacciono, trasferitevi in Corea del Nord,dove lo Stato requisisce le aziende degli odiati padroni, affama il popolo e ingrassa il partito”, si legge ancora tra i commentatori più attivi del social dell’uccellino azzurro. Ma non tutti la pensano così: c’è infatti chi disapprova totalmente la decisione di Crai ritenendo “disonorevole” il fatto che la catena di supermercato “pensi ad aumentare il profitto sulle mascherine e ritiri un bene prezioso per denaro. Disgustoso”. Ed ancora: “Il Gruppo CRAI fattura oltre 6,5 miliardi di €. (e che, per via del lookdown, ha accresciuto le vendite). Crai: ‘avvoltoi sulla pelle degli altri’ è ciò di più cortese che si possa utilizzare, in questo caso”, scrive un altro utente contestando la scelta di ritirare le mascherine poichè messe in vendita ad un prezzo ritenuto troppo basso. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CRAI ANNUNCIA RITIRO MASCHERINE A 50 CENT

Il Gruppo di supermercati Crai ha annunciato di voler ritirare le mascherine in commercio perché il costo imposto e calmierato dal Governo con l’ultima ordinanza siglata dal Commissario Arcuri è considerato troppo basso: attenzione però, non si tratta di una richiesta di maggiore profitto, ma di un discorso molto più ampio e fondato sul concetto che non può essere imposto un prezzo inferiore al costo di acquisto. E così il Gruppo Crai – che comprende Crai, Pellicano, Caddy’s, IperSoap, Pilato, Proshop, Risparmio Casa, Saponi e Profumi, Shuki e Smoll – ha annunciato con una nota molto polemica la decisione di ritirare «dalla vendita, dai negozi del Gruppo, le mascherine chirurgiche a causa del prezzo massimo imposto di 50 centesimi. Siamo nell’impossibilità», scrivono ancora i vertici della grande catena di supermercati, «di vendere le mascherine a un prezzo inferiore al loro costo di acquisto. Confidiamo che il governo voglia risolvere al più presto tale situazione in modo da consentirci di riprendere la vendita delle mascherine in questione».



IRA SUPERMERCATI SU ORIDINANZA ARCURI

Il caos parte da lunedì quando il Commissario Arcuri e le farmacie hanno approvato l’accordo sul prezzo calmierato massimo di vendita ai cittadini di 0,50 centesimi per ogni singola mascherina: dopo le proteste di diversi esercenti in merito, ieri in conferenza stampa dalla Protezione Civile lo stesso commissario all’emergenza coronavirus ha spiegato che farmacie e le parafarmacie otterranno un rimborso e saranno messe in condizione di vendere le mascherine a 50 centesimi, anche nel caso in cui il prezzo a cui le hanno acquistate è superiore. Ora però il nodo si allarga anche ai supermercati che come altri punti di vendita sparsi nel territorio offrono la possibilità di acquistare le mascherine anti-Covid-19: in un botta-risposta immediato, Arcuri ha risposto ai vertici Crai (senza citarli direttamente) durante la video audizione alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera.



LA REPLICA DI ARCURI

«Questa azienda non ha fatto un contratto con il commissario straordinario, non deve rivolgere a me la domanda» ha tagliato corto Arcuri alludendo proprio al Gruppo Crai e a potenziali altri marchi che potrebbero intentare lo stesso tipo di protesta. «Da lunedì (4 maggio, inizio fase 2, ndr) se serviranno possiamo distribuire 12 milioni di mascherine al giorno, da giugno 18 milioni, da agosto 24 milioni al giorno. Le distribuiamo gratis a sanità, Pubblica amministrazione, forze dell’ordine e servizi essenziali, da lunedì anche ai trasporti pubblici locali e alle Rsa pubbliche e private. Ma il commissario non distribuisce mascherine ai cittadini, deve metterli in condizione di comprarle a un prezzo più conveniente possibile, di qui il prezzo calmierato a 0,50 centesimi», spiega ancora Arcuri commentando in maniera sdegnata contro gli esempi di speculazioni sorti in varie parti del Paese, «L’obiettivo del prezzo calmierato delle mascherine è annientare una speculazione vergognosa, con il prezzo a 0,50 un genitore va in farmacia e con un euro compra due mascherine».

Da ultimo, ancora il commissario Arcuri attacca fortissimo contro chi contesta la sua ordinanza «Il prezzo calmierato a 0,50 centesimi? Ci sono gli strepiti dei pochi danneggiati e il silenzio dei tanti cittadini avvantaggiati, ma che non hanno voce mediatica al contrario dei primi – ha concluso il commissario nominato dal Premier Conte -. Il costo di produzione della mascherina è di 5 centesimi secondo le nostre analisi, capite qual era lo spazio di profitto, bisognava limitarlo, tanto più che le aziende non erano tutte italiane. Le aziende ora ce le danno a 38 centesimi».