L’Italia che dalla sera alla mattina diventa “zona protetta” per l’emergenza coronavirus. Diversi italiani che nottetempo prendono d’assalto i supermercati aperti 24 ore su 24 neanche fossimo in un periodo di carestia (e non di epidemia). E poi una categoria dimenticata, quella che cerca di evitare le code e gli assembramenti optando per la spesa online, senza considerare però che a fare la stessa pensata sono stati in tanti, anzi troppi. Così il sistema della spesa online, da Nord a Sud, ma in particolare nelle zone dell’Italia Centrale e Settentrionale dove questo sistema è più diffuso, va in tilt. Il motivo è chiaro: si è verificato un overbooking, una richiesta eccessiva, impossibile da soddisfare in breve tempo per le capacità di consegna di un sistema non predisposto a soddisfare una domanda figlia di una paura globale come quella determinata dal coronavirus in Italia.
SPESA ONLINE IN TILT IN TUTTA ITALIA: CORONAVIRUS, CONSEGNE NON PRIMA DI 7-10 GIORNI
Gli esempi della spesa online in tilt sono moltissimi, con le prime consegne che avverranno tra una settimana-dieci giorni. Come riportato da Lapresse, ad esempio a Torino la prima data disponibile fornita dalla catena Esselunga nella zona di Vinovo è il 21 marzo tra le 20 e le 22. A Mirafiori invece nessuna data di consegna disponibile al momento. “A causa delle richieste eccezionali di questi giorni – si legge nella motivazione riportata dal sito Esselunga -, i tempi di attesa per la ricezione della tua prossima spesa potrebbero essere più lunghi del solito”. Situazione simile a Milano, dove il sito Supermercato24, per diverse zone della città, prevede le consegne non prima del 15 marzo, e a Roma, con il rione Monti-Esquilino che sarà servito da Esselunga a partire dal 20 marzo. A commentare la situazione all’Agi è stato Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione: “Le richieste di spesa online e le consegne a domicilio sono in fortissimo aumento” perché la gente “cerca di uscire il meno possibile. Di tutti i problemi che stiamo vivendo in questo momento, quello della spesa non è certamente la principale preoccupazione. Abbiamo ben altro cui pensare”.