25 figli avuti da 19 donne: “Supervater”, ovvero “Superpapà”, per aggirare le leggi sull’immigrazione in Germania. Come riporta il Der Spiegel, la Legge tedesca ha una falla che viene sfruttata da chi vuole ottenere la cittadinanza, in quanto non esiste lo ius soli. Dunque non basta nascere nel Paese per diventare automaticamente tedeschi. I nuovi nati possono ottenerla se i genitori risiedono lì da almeno otto anno, parlano la lingua e non hanno commesso reati gravi. La legge è stata varata nel 1998.



Come riporta il Der Spiegel, il “Supervater” è un berlinese sui sessant’anni, che al quotidiano ha spiegato di avere proprio 25 figli da 19 donne diverse. “Mi piace essere chiamato papà”, ha sottolineato. Per ogni figlio, l’uomo ha ottenuto qualche migliaio di euro dalla mamma. In casa ha un quaderno in cui ha registrato tutti i figli, che vivono sparsi in Germania, per ordine alfabetico e per data di nascita. La prima è nata nel 2011. Alcuni non li ha mai visti.



Nessun test del DNA

Come sottolinea Italia Oggi, i papà di comodo tedeschi vengono scelti in quanto sono uomini senza mezzi. L’uomo in questione vive con 774 euro al mese, che riceve grazie ad un sussidio dello Stato. L’uomo che Der Spiegel definisce “Superpapà” ha un solo figlio “autentico”, nato nel 1995. I bambini che hanno il suo DNA o comunque che sono stati da lui riconosciuti, però, “Potrebbero essere anche più di 25”. Dal 2018 al 2021 sono stati denunciati 1.769 casi dubbi, ma solo 298 paternità fasulle per aggirare l’immigrazione sono state respinte. Basta che in famiglia venga riconosciuto un bambino e non possono essere espulsi i fratelli minorenni, e neppure la madre.



Il Superpapà ha raccontato che alcune donne hanno pagato anche 8mila o 12mila euro: lui faceva a metà con il mediatore serbo, che ha avuto l’idea del business. Alcune donne arrivano già incinte: lo Stato, infatti, non può chiedere un test di paternità. Dunque, per riconoscere bambini o adolescenti in Germania, non serve la prova del DNA: il Governo deve affidarsi solamente alla parola dell’uomo, che dichiara di aver concepito il figlio.