«Sono lieta di annunciare che oggi l’Italia riceverà altri €6,5mld sotto forma di prestiti a titolo di SURE»: così su Twitter la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, annuncia l’aggiunta di ulteriori fondi dopo la prima tranche di 10 miliardi arrivata tramite prestiti per finanziare la Cassa Integrazione sotto emergenza Covid. Dopo gli ultimi accordi a Bruxelles, la Commissione lancia un nuovo piano di sovvenzioni e prestiti all’interno del fondo Sure destinato alle sovvenzioni Ue per il mondo del lavoro. «SURE finanzia i regimi di disoccupazione parziale durante la pandemia e contribuirà a tutelare i posti di lavoro. Altri fondi arriveranno presto. L’Europa è con voi», conclude la Von der Leyen nei giorni “caldissimi” in Italia per la presentazione della Manovra e in Ue per lo scontro ancora molto acceso sul Recovery Fund. Già stamattina il Ministro dell’Economia Gualtieri, intervenendo a “Unomattina” su Rai1, aveva preventivato l’ulteriore sforamento del deficit per rilanciare i 38 miliardi di euro in Finanziaria: «Il rallentamento dell’attività nel quarto trimestre e a inizio 2021, a causa della seconda ondata del contagio, rende necessarie ulteriore misure che arriveranno con uno scostamento di bilancio che sarà richiesto al Parlamento».
NUOVI FONDI DA SURE, MA È CAOS RECOVERY FUND
Dopo l’annuncio della Von der Leyen però, il Governo ottiene un primo “step” di aiuti che dovranno poi continuare con il Recovery Plan e l’intero Next Generation Eu: «Con il fondo Sure proteggiamo le nostre imprese e i nostri lavoratori. Insieme ce la facciamo. L’Europa e’ la nostra comunita’ di destino», scrive sui social il Ministro degli Affari Europei Vincenzo Amendola. La mossa della Commissione Europea però non risolve il forte nodo ancora presente tra i diversi Stati Ue per i piani di resilienza e ripresa: «dopo il veto di ieri di Polonia e Ungheria alle nuove risorse per il Bilancio, c’è il rischio che si fermino le risorse del Recovery Fund», spiega il viceministro dell’Economia Antonio Misiani a Radio Capital. Per il n.2 del Mef, l’Italia sostiene la mediazione tra Parlamento Europeo e Consiglio Ue ma chiede anche che i governi che pongono il veto – Orban e Duda – «tornino sulle loro posizioni». La presidente della Commissione Affari Economici del Parlamento Europeo, Irene Tinagli (Pd), si dice molto delusa dallo stop delle trattative avvenuta ieri sul fronte europeo: «spero che la partita non sia chiusa: Polonia e Ungheria devono rendersi conto che più che un dispetto all’Europa fanno un danno ai loro cittadini che sono tra i principali beneficiari dei fondi Ue». Sul Recovery Fund – conclude la Tinagli a “La Stampa” – «abbiamo proposto per esempio di aumentare al 20% l’anticipo ai governi perché molti Stati arriveranno al pagamento della prima tranche in serie difficoltà e quindi è giusto concedere maggiori risorse per avviare subito riforme e investimenti. Nel nostro testo manca il famoso freno d’emergenza che dà a un singolo Paese il potere di congelare i fondi a un altro, perché pensiamo che la ‘governance’ dovrebbe essere più comunitaria possibile. E per quanto riguarda le condizionalità crediamo serva più flessibilità».