Susanna Petruni, nota giornalista di Rai Parlamento, è stata ospite stamane negli studi del programma di Rai Uno, Storie Italiane, condotto da Eleonora Daniele. Nell’occasione ha raccontato la sua commuovente storia legata all’adozione della figlia, e che la stessa ha recentemente pubblicati nel libro ‘Volevo una mamma bionda’: “Una ragazza bellissima che oggi ha quasi 16 anni – spiega Susanna Petruni parlando in diretta tv – ogni volta che vedo queste immagini (le foto passate in studio ndr) un po’ di commozione c’è sempre, ripensando a tutto ciò che è successo credo sia inevitabile”. Quindi ha raccontato la sua storia: “Con mio marito siamo andati in questa casa famiglia, sapendo che era per noi un momento storico, sapevi che oltre la porta c’era questa bimba che poteva essere tua figlia”.



“Lei era la più grandicella – ha continuato – aveva 9 anni, gli altri 3-4-5, si era messa in un angolo per giocare da sola. Abbiamo fatto una scenetta con l’educatrice, dicendo ad alta voce che volevamo aiutare i bimbi grandi, e con la coda dell’occhio guardavo lei che si era di fatto già autoesclusa dall’adozione. Le famiglie puntano ad un bimbo piccolo ritenendolo più facile da educare, e quando io ho detto che ero lì per i bimbi grandi si è aperta come un pavone. alla fine è stata lei ad adottarci”. Susanna Petruni ha continuato nel suo splendido racconto: “Lei è arrivata da noi con una sorta di rabbia verso i grandi. Aveva 9 anni, dagli 0 ai 4 anni era con la famiglia biologica, viveva in un campo rom, non aveva la mamma e il padre era assente e violento, che spesso beveva, una situazione di degrado. La casa famiglia le è piaciuta tantissimo, ha sentito il protezione della casa”. E ancora: “Tra noi un rapporto molto intenso ma non sdolcinato”.



SUSANNA PETRUNI: “STELLA STAVA IN UNA CASA FAMIGLIA, TEMEVAMO LA RAPISSERO”

Poi ha raccontato alcuni timori legati alla possibilità che Stella venisse rapita dalla sua famiglia d’origine: “Stella stava in una casa famiglia, si temeva il peggio che venisse rapita o che la sua famiglia potesse farle del male. Abbiamo cercato di proteggerla poi un giorno trovo un messaggio su un cellulare di una tizia che la stava circuendo, era una signora che stava sul pulmino degli studenti. A volte per recuperare bimbi in adozione vengono mandate queste figure, e il rischio è di un rapimento. La scuola l’ha allontanata rispetto al contatto con i bimbi, sarebbe stata da denunciare ma io volevo proteggere mia figlia e non volevo alzare i toni. Il problema sono i social, io le dico sempre di non pubblicare foto che possono far capire dove si trova, quindi io sto facendo l’investigatore privato come secondo lavoro”.



Poi Susanna Petruni è tornata sull’adozione: “Alla fine è il cuore che ci ha guidato, se ci pensi razionalmente lasci perdere perchè è una ‘mission impossibile’, invece bisogna farsi guidare dal cuore”. In conclusione ha lanciato un appello: “Voglio solo dire una cosa, occhio alle truffe: erano due anni che un’associazione ci rubava soldi promettendoci un’adozione in Etiopia. Occhio a chi vi promette adozioni internazionali, noi ci siamo caduti noi e ci può cadere chiunque, possono nascondersi truffe con la t maiuscola”.