LE FERITE DEL COVID E IL PATHOS “IMPAZZITO” CHE CI HA TRAVOLTO: IL COMMENTO DI SUSANNA TAMARO

Susanna Tamaro si iscrive “idealmente” nella lunga lista di intellettuali, scrittori, giornalisti, analisti, sociologi e chi più ne ha ne metta, che si interrogano ormai da qualche tempo sui veri effetti della pandemia da Covid-19 che ha travolto e devastato la storia dell’umanità negli ultimi 4 anni. Non tanto al punto di vista “medico” o “sanitario” – dove per altro le discussioni sono tutt’altro che concluse sul tema Covid – ma è sugli effetti pesanti che hanno comportato il lockdown, le chiusure, l’ansia della morte e l’instabilità generale che ha regnato per almeno i primi due anni della pandemia.



In una lunga riflessione ospitata di recente dal “Corriere della Sera”, la scrittrice triestina ragiona tanto sulle paure emotive scatenate dalle file di morti nella primavera 2020, quanto gli effetti “messianici” con cui abbiamo caricato l’arrivo di vaccini e delle prime cure contro il Covid (che comunque hanno certamente migliorato la situazione ma non cancellando le ferite profonde rimaste, ndr). «Per tornare alla libertà dobbiamo rinunciare alle frasi fatte e al falso pahos»: lo diceva già il filosofo Karl Jaspers dopo il dramma del nazismo in Germania, lo ripete Susanna Tamaro citando l’autore tedesco nel provare a riflettere sul quella coltre di emotività che «ci intrappola» fin dall’inizio della pandemia.



«Siamo dunque accampati su un cratere apparentemente inattivo, le bocche laterali emettono fumi, ma noi, anziché entrare in uno stato di allarme, fingiamo di non vederle», lamenta la scrittrice nel considerare la situazione di “pathos prolungato” a cui siamo sottoposti e che nel tempo «corrode ogni tipo di ragionevolezza e sparge nell’aria materiale infiammabile che è sempre più difficile da controllare». Una psicosi di massa incontrollata, nata dalla verità di una malattia che ha sconvolto le nostre vite, è emersa con il Covid-19 secondo Tamaro: l’umanità si sentiva invincibile e tutto d’un tratto.è stata sconvolta dalle morti, dalle psicosi e dal senso di fragilità.



DALLE LIBERTÀ VIOLATE AL RITORNO DEL “DOMANDARE”: COME POTER USCIRE DAGLI ANNI DELLA PANDEMIA

È sul mistero della finitezza che l’uomo non sembrava più capace di porre una riflessione adeguata, secondo Tamaro: dall’arrivo dei vaccini in poi al posto del “happy ending” che ognuno si augurava, «il livello del pathos è andato completamente fuori controllo, scatenando la guerra civile di cui tutt’ora paghiamo il prezzo. Dovevi stare da una parte o dall’altra, credere nella scienza o appartenere ai fanatici del terrapiattismo». Susanna Tamaro si dice dalla parte della scienza pur comprendendo come non vi è in essa la verità assoluta, non vi sono verità granitiche non verificabili con lunghe prove ed esperimenti: «Davanti a questa incertezza terapeutica non ho potuto non chiedermi cosa giustificasse le drammatiche limitazioni della nostra libertà», accusa ancora Susanna Tamaro sul “Corriere”, violazioni gravi che hanno distrutto l’economia «oltre a devastare l’equilibrio e la salute mentale dei ragazzi, dei bambini e la nostra».

Una volta giunto il “messia”, il vaccino che avrebbe risolto il Covid, non si poteva più porre un minimo dubbio né continuare ad interrogare in maniera sana (e non ideologica-complottista) la scienza: «lo stesso Stato ha il dovere assoluto di prendersi cura in ogni modo possibile di questi cittadini che hanno obbedito alle leggi e che ora hanno la vita devastata dalle conseguenze di questa obbedienza». Secondo Tamaro, per recuperare la libertà completa e uscire dal senso di pathos in cui siamo tutt’ora “intrappolati” – sebbene sopiti – occorre tornare a porsi le domande, «è dei dubbi che abbiamo una terribile nostalgia. Tornare a farsi domande è l’antidoto a ogni possibile futuro pathos» in quanto l’interrogarsi, il parlare e il cercare di comprendere «sono le uniche azioni che ci permettono di tornare nel dominio del reale e dell’umano».