Susanna Tamaro è rimasta folgorata dalla vicenda di Alex Schwazer. Con un editoriale pubblicato oggi da Il Corriere della Sera, la scrittrice ha detto di aver letto “con grande passione ma anche con infinito struggimento” il libro autobiografico “Dopo il traguardo”, in cui il marciatore “ammette di aver sbagliato, ma viene comunque condannato per sempre”. A questa lettura la Tamaro scrive di aver fatto seguire “I signori del doping” di Sandro Donati, già allenatore e mentore dell’altoatesino, libro che la scrittrice definisce “più avvincente di molti romanzi” al punto che “in America ne avrebbero già comprato i diritti per fare un film perché, oltre ad essere un perfetto thriller legale, è un tuffo nei meandri più profondi dell’essere umano“. Da qui la Tamaro prima ricostruisce la vicenda di Schwazer e poi riflette: “Quante volte, nel corso degli anni, abbiamo visto campioni indagati per doping comparire dopo una breve squalifica alle Olimpiadi seguenti con un sorriso trionfante sulle labbra? Nessuno di loro ha subito la feroce squalifica inflitta a Schwazer“.
Susanna Tamaro su Alex Schwazer: “Sua storia bellissimo film per Clint Eastwood”
La scrittrice insiste: “Alex, invece di accampare scuse, di lamentarsi di questo e di quello, decide di iniziare una lunga e silenziosa battaglia per tornare ad essere quello che sapeva di essere sempre stato e, per farlo, non sceglie scorciatoie, vie di comodo, non fa le cose a metà. Contatta proprio quel Sandro Donati che era stato il suo primo accusatore. Accusato e accusatore si mettono così a lavorare insieme, vincendo diffidenze e timori reciproci. Che magnifico film per Clint Eastwood!“. La Tamaro racconta per filo e per segno la parabola di Schwazer, fino al sogno – stroncato – di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo: “A questo punto della vicenda viene normale domandarsi, perché tanto accanimento? Forse perché a questa società che riconosce un prezzo per ogni cosa e un valore a nessuna, una storia così provoca un’irritazione profonda. Il mondo dell’atletica non è più quello relativamente semplice degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso – in cui il doping, quando c’era, era di Stato – è ormai un mondo dove girano molti soldi e dove girano molti soldi, fisiologicamente, si insinua la corruzione. Questa realtà fatta di relazioni ambigue, coperta spesso dalla nube dell’omertà, non può permettersi che due persone osino ribellarsi e dire: «Il re è nudo»“. Poi la chiosa della Tamaro: “Nel chiudere il libro sono stata colta da un senso di gratitudine malgrado l’amarezza della vicenda perché, in questo tempo in cui l’asticella dell’umano è stata abbassata a livelli di mediocrità etica inimmaginabili, la storia di Schwazer e Donati e quella dei giudici di Bolzano che hanno avuto il coraggio di andare fino in fondo ci ricordano che esiste la libertà interiore, e proprio da questa libertà nasce la grandezza d’animo che permette di affrontare le più terribili prove del destino uscendone sempre e comunque umanamente vincitori“.