Volge al finale Suspicion, la serie tv prodotta da Apple Tv+ con la star Uma Thurman (Pulp Fiction, Kill Bill, volume I e II). L’ottavo e ultimo episodio è atteso per venerdì prossimo, motivo in più per guardare i primi 7 tutti di un fiato. Il thriller drammatico ispirato a False Flag, una serie tv israeliana di successo, e con un cast di tutto rispetto, ha però tradito le attese. Intanto perché la Thurman, nei panni di Katherine Newman, pur ricoprendo un ruolo importante è troppo poco presente nella trama. Ma anche la sceneggiatura nel suo insieme spesso inciampa in soluzioni poco credibili per un giallo così complesso e ben studiato.
Tutto nasce dal rapimento in un hotel di lusso sulla Park Avenue a New York di Leo, figlio unico della Newman, importante imprenditrice del mondo della comunicazione, in procinto di essere nominata ambasciatrice per gli Stati Uniti in Gran Bretagna. I sospetti ricadono su quattro giovani inglesi che sono transitati nell’albergo dov’è avvenuto il rapimento senza un apparente valido motivo, per poi rientrare precipitosamente nel loro Paese. Si tratta di una giovane docente di Oxford, di un’esperta di finanza internazionale, di un giovane informatico di origini indiane che per vivere vende tappeti nel negozio della famiglia della moglie, e di un giovanotto di buona famiglia che, come hobby, ama fare baldoria a New York.
La polizia inglese è spinta ad arrestare i quattro giovani che sembrano increduli per quanto stia loro capitando. Natalie, la giovane broker, si sta addirittura sposando quando viene prelevata in chiesa prima che inizi la cerimonia. L’importanza del caso, e i sospetti sulle capacità dei servizi inglesi, portano a Londra un agente dell’FBI esperto in rapimenti, Scott Anderson. Ai quattro sospettati se ne aggiunge un quinto, anch’egli misteriosamente sfuggito ai controlli aeroportuali statunitensi e inglesi, che è stato avvistato sulla scena del crimine. Si tratta di Sean Tilson, un ex militare irlandese super addestrato, ormai diventato un sicario a disposizione di loschi trafficanti.
Dopo che la polizia londinese è costretta a rimettere in libertà i quattro giovani sospettati per carenza di prove, inizia però un altro racconto. Intanto i veri rapinatori di Leo Newman si fanno vivi e come riscatto chiedono alla mamma di “dire tutta la verità”. Un messaggio (“TTT: tell the truth”) che in poco tempo si diffonde su ogni canale informativo e che costringe la donna a rivelare importanti retroscena sul suo successo professionale. Ma anche i quattro giovani sembrano celare – sotto le sembianze di bravi ragazzi – segreti inconfessabili. Chi per un motivo, chi per un altro, tutti e quattro hanno preferito nascondere alla polizia i reali motivi del loro improvviso viaggio a New York.
La verità non è mai quella che appare. Nessuna persona è disposta a dire, sino in fondo, i reali motivi dei propri comportamenti. La tecnologia ha reso le nostre vite troppo esposte al controllo di chiunque. Questi i temi che la serie tv vuole affrontare. Suspicion ha il pregio di svilupparsi intorno a una trama che è a cavallo tra quella che appare una realtà “possibile” e qualcosa che ha dell’inverosimile. Il dubbio rimane fino alla fine, lasciando lo spettatore a interrogarsi su quanto di vero ci sia in tutto ciò.
Dispiace, come molti hanno già rilevato, che la presenza nel cast di un attrice del livello della Thurman non risulti essere determinante. Da segnalare invece l’interpretazione dei due investigatori, quella di Noah Emmerich (The Truman Show, The Americans, The Spy) nei panni del poliziotto americano e quella di Angel Coulby (Merlin) nel ruolo della detective inglese Vanessa Okoye. Così come conservano il loro indiscutibile fascino le belle immagini di Londra e New York, le due città scelte come sfondo di una impareggiabile scenografia.
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