Nel 2001 è stato inserito nella nostra Costituzione il principio di sussidiarietà che sta pian piano informando tutta la struttura normativa del Paese tanto che a volte si rileva uno scarto tra le possibilità normative e le sue effettive applicazioni in quanto viene richiesta sia una conoscenza delle norme che una cultura della sussidiarietà diffusa.
Da questo punto di vista le presenze del privato sociale stanno portando un contributo importante per la presenza su progettualità sociali che chiedono l’attuazione di quanto prevede la legge. Anche il nuovo Codice dei Contratti Pubblici varato lo scorso marzo norma il coinvolgimento della Comunità locale interessata dalla realizzazione di opere e infrastrutture al fine di evitare in seguito l’instaurazione del contenzioso. Attraverso l’Istituto del Dibattito Pubblico, oltre alle Amministrazioni Pubbliche anche i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati ora vengono coinvolti nel processo normativo potendo portare proposte e osservazioni. Racconto al proposito una storia esemplificativa di tale dinamica.<
Nelle Marche il tema infrastrutturale è rovente in quanto sul tema si registra da decenni un ritardo enorme che sta penalizzando fortemente la regione. Circa tre anni fa il lavoro della Fondazione San Giacomo della Marca si concentrò sull’estensione del Corridoio Baltico Adriatico da Ancona sino a Bari con la prospettiva strategica di proporre la realizzazione di un nuovo tracciato ferroviario arretrato ove far transitare la vera Alta Velocità, i treni merci e veloci, lasciando l’attuale linea solo per una metropolitana di superficie. Nessuno ci credeva, la maggior parte si era allineato all’ineluttabilità del progetto già operativo della velocizzazione della linea adriatica con il solo arretramento per Pesaro. Ciò significava avere sulla costa i treni a 200 km all’ora, barriere antirumore alte 10 metri e i treni merci ogni 7 minuti. Ci sarebbe stata la distruzione economica e sociale della costa marchigiana. Allora si mosse la Fondazione, l’Ordine degli Ingegneri di Ancona e poi Uil Trasporti regionale, Confindustria di Ancona, tutti i comuni della costa e la Regione Marche.
Questo Governo ha fatto propria la richiesta che veniva dalla Comunità locale ed è stato comunicato ufficialmente dal Governo e da FS che entro dicembre avremo il documento delle alternative progettuali dell’arretramento ferroviario sulla dorsale adriatica. Sarà un investimento rilevante che necessariamente avverrà a stralci, ma la progettazione che sarà approvata diverrà vincolante in futuro per tutti definendo uno scenario infrastrutturale anche per altri tipi di intervento.
Dopo il positivo esito di questo lavoro la Fondazione è passata ad esaminare una tematica infrastrutturale collegata molto sentita nelle Marche sud, ovvero l’adeguamento dell’A14 da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto del Tronto. Sono state poste una serie di riflessioni legate alla particolarità geo morfologica delle Marche sud, una prima collina molto prospiciente la costa e la scelta infausta fatta a suo tempo di far transitare tutte le primarie vie di comunicazione in questo stretto tratto tra la prima collina e il mare che ha creato uno sviluppo fratturato con gravi problemi ambientali sulla costa e un abbandono progressivo delle aree interne. Lo studio e l’analisi dei dati forniti dagli esperti e dai documenti ufficiali hanno portato a formulare la proposta non solo dell’arretramento ferroviario sulla dorsale marchigiana, ma anche dell’arretramento autostradale da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto del Tronto in modo da spostare i caselli nelle aree interne e trasformare l’attuale tratto dell’A14 in una strada statale tangenziale alla costa, lasciando la vecchia SS16 come strada comunale.
Si ritiene ragionevole che in questa fase in cui si stanno studiando ipotesi per queste due direttrici di FS e A14 ci sia una progettazione congiunta nelle Marche sud tra arretramento autostradale e ferroviario. FS, seguendo la normativa vigente, presenterà entro dicembre un documento di fattibilità delle alternative progettuali, mentre per quanto riguarda l’adeguamento dell’A14 nelle Marche è stata solo presentata da parte della Regione Marche un’ipotesi di ASPI che prevede appunto la realizzazione della 3° corsia da Porto Sant’Elpidio a Pedaso e il mini arretramento di un senso di marcia da Pedaso a San Benedetto del Tronto.
Questa soluzione non è per domani, è stata stimata nella consegna in circa 10 anni, è molto onerosa e rischiosa per la conformazione morfologica tanto che prevede una galleria di circa 16 km e opere compensative impegnative per i comuni costieri, presenta gravi criticità di ordine ambientale, prevede ulteriore consumo di suolo senza risolvere i problemi infrastrutturali presenti nell’area tanto che la Regione prevede nella suo piano strategico infrastrutturale anche la difficile realizzazione di una strada arretrata Mezzina di cui non ci sarebbe bisogno con l’arretramento dell’A14. Per questo la Fondazione insieme al Comitato Arretramenti FS e A14 Marche Sud in cui si riconoscono molti cittadini stanno chiedendo che nel Documento di fattibilità delle alternative progettuali previsto dalla legge venga inserito anche la proposta di un arretramento completo dell’A14 in questo tratto.
Queste scelte di oggi impatteranno sulle future generazioni, già abbiamo visto in passato i danni che producono la mancanza di una visione di sviluppo territoriale e la mancata analisi dei dati che rappresentano lo stato dei luoghi. A prescindere dall’esito finale con questa azione si vede all’opera una Comunità che vuole vivere un nuovo rapporto con la politica, non rifiutandola aprioristicamente, che non vuole però essere affiliata a essa ricercando esclusivamente un’utilità personale e accettando acriticamente in cambio tutto il resto. Si è vista in azione una Comunità che vuole interloquire liberamente con la politica portando un contributo di conoscenze necessarie per la definizione delle soluzioni più adeguate al perseguimento del bene comune.
Anche in questo modo il principio di sussidiarietà non rimane lettera scritta, ma pratica sociale che contribuisce allo sviluppo economico sociale del territorio.
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