Il sostegno al recentissimo Festival Della Dottrina Sociale della Chiesa – irradiato quest’anno in digitale da Verona in 24 città italiane – è stato il suggello culturale di un altro anno intenso per Fondazione Cattolica. L’ente è stato fondato nel 2006 da Cattolica Assicurazioni – una delle maggiori compagnie assicurative italiane –  per esprimere in via concreta l’azione del gruppo nel campo della responsabilità sociale, profondamente ancorata ai valori della Dottrina sociale della Chiesa. L’eccezionalità del 2020 ha visto la Fondazione e il Gruppo Cattolica Assicurazioni subito in campo: già nel mese di aprile sono stati infatti stanziati due milioni per l’emergenza Covid. Tra i beneficiari: sei ospedali veneti e lombardi, la Caritas di Verona e le iniziative Cei e della scuola cattolica.  



La Fondazione Cattolica presieduta da Paolo Bedoni – alla guida dell’omonimo Gruppo – svolge funzione di grant-making a livello nazionale con particolare attenzione ai territori nei quali la Società fondatrice opera e sviluppa la sua attività (il bilancio 2019 ha segnalato una capacità d’intervento di oltre tre milioni in erogazioni). L’approccio della Fondazione riflette quindi la natura imprenditoriale di Cattolica. Il territorio offre all’impresa le migliori condizioni materiali e immateriali per crescere, mentre l’impresa si impegna a sviluppare il tessuto sociale e territoriale. In questo contesto di reciprocità la Fondazione interviene con la logica della sussidiarietà attraverso la sua opera di sostegno e supporto al bene comune.



Fondazione Cattolica – di cui Adriano Tomba è segretario generale – crede nei principi della Dottrina Sociale della Chiesa e in particolare in alcuni valori in essa contenuti, valori che raccontano l’orientamento al bene comune che ha ispirato la nascita di Cattolica assicurazioni. Promuove questi valori perché sono la migliore garanzia per lo sviluppo di una società a misura d’uomo, della sua dignità e della sua vocazione.
I valori su cui investe sono cinque:

– Solidarietà: sentirsi responsabili per sé, per gli altri e per il creato, per il bene di ciascuno. Questa responsabilità alimenta azioni di aiuto rivolte all’altro che è in difficoltà, consapevoli che il proprio bene non è mai disgiunto dal bene altrui.



– Sussidiarietà: assumersi in proprio la responsabilità di agire insieme per risolvere i problemi, senza pensare che spetti solamente agli altri occuparsene. È la scelta di prendere l’iniziativa, di liberare la propria creatività, di valorizzare ciò che c’è, anziché fermarsi di fronte a ciò che manca. È il rinnovamento che parte da noi e dal basso, superando ogni forma di assistenzialismo.

– Partecipazione attiva: percepirsi parte di una comunità di persone e non individui isolati. È l’espressione viva di una sussidiarietà e di una solidarietà correttamente intese e collegate. È l’agire per la comunità, grazie al quale la comunità stessa vive.  Implica una sana coscienza che orienti il come e il perché far parte.

– Gratuità: è il superare il proprio io per poter incontrare l’altro in modo autentico. È andare oltre la logica dello scambio per rendere possibile la sovrabbondanza. È espressione piena della libertà perché fa uscire dalla chiusura in sé stessi che fa male a noi e agli altri. È il donare che diviene vera azione sociale perché non interviene solo nei riguardi dei disagi determinati dagli egoismi diffusi, ma all’origine del disagio stesso. Rigenera il collante indispensabile di ogni comunità: la fiducia. 

– Fraternità: guardare alle persone come fine e non come mezzo, riconoscendoci fratelli in quanto figli di un unico Dio Padre.