L’articolo di Ernesto Galli della Loggia “Elezioni e luoghi comuni. Operazione verità”, apparso sul Corriere della Sera il 16 u.s., mi ha fatto istintivamente esclamare: “Finalmente!” Cosa ne pensate? Val la pena approfondire?
Ciao e complimenti
Gian Mario Bandera

Un discorso che parte dall’affermazione che “L’Italia ha soprattutto bisogno di verità”, prosegue con la necessità di rompere la prigionia “dell’ideologicamente corretto”, tanto di destra che di sinistra, e con “il tutto all’insegna di una sovrana noncuranza per come stavano realmente le cose, per il loro vero significato”, per chiudere poi con la richiesta di “una grande operazione verità”, beh, sì, varrebbe la pena di essere approfondito. Anche per toglierlo da ciò che potrebbe sembrare lo sfogo di uno, sia pur autorevole, dei tanti che non ne possono più dei luoghi comuni della politica, ma che non vogliono approdare agli altrettanto comuni luoghi della cosiddetta antipolitica.
Per il momento, vorrei fare solo alcune osservazioni preliminari.
Tutti gli esempi elencati da Galli della Loggia dimostrano a mio parere un punto ontologico, alla radice della storia stessa del nostro Paese: la mancanza di un quadro di riferimento, di un comune denominatore che si suole chiamare senso dello Stato. Cosa non stupefacente, se si pensa che il Paese è stato “unificato” contro la volontà di una buona parte della sua popolazione, che nei suoi primi decenni di vita ha considerato la sua parte meridionale come una colonia e ha provocato la non partecipazione dei cattolici alla vita politica. L’unificazione è continuata attraverso una sanguinosa, e sostanzialmente inutile guerra (anche alla base della pretesa sabauda vi è stata una inutile guerra, quella di Crimea) e poi con il regime fascista. L’attuale repubblica nasce da una disfatta militare e da quella che non si può non definire una guerra civile, anche se vinta dalla parte giusta.
Questo sviluppo, molto diverso da quello degli altri grandi Stati europei, ha protratto e, per certi versi, incancrenito i problemi storici, aggiungendovene di nuovi. Tra questi, quella che personalmente considero la vera anomalia italiana: la presenza del maggior partito comunista al di fuori dell’Urss e della Cina Popolare.
Al di là di ogni valutazione di parte, questa situazione ha portato ad uno strabismo del Paese, una metà del quale guardava ad Ovest e un’altra metà ad Est, a due modelli di Stato assolutamente incompatibili tra di loro.
Questo, però, è solo l’inizio di un possibile discorso sulla provocazione di Galli della Loggia.



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