L’esternazione del presidente della Camera Gianfranco Fini sulla necessità che il Parlamento legiferi senza essere orientato da precetti religiosi è stata criticata su ilsussidiario.net da Costantino Esposito e da Vincenzo Tondi della Mura, rispettivamente professore di filosofia del diritto e di diritto costituzionale. Anche i loro interventi hanno suscitato una serie di commenti di lettori, un paio anche fortemente critici, segno che una parte dei nostri concittadini è realmente preoccupata per la laicità dello Stato. Vorrei qui sottolineare alcuni elementi che già altri lettori hanno evidenziato.



In un commento si parla di carabinieri in difesa della religione, ma ciò che viene richiesto è semplicemente una piena libertà religiosa e di opinione, non che i precetti religiosi divengano ipso facto legge. Questo almeno da parte cattolica e cristiana, perché ben diversa è la questione per i musulmani, per i quali, anche se non fondamentalisti, difficile è la separazione tra la legge religiosa, la sharia, e la legge dello Stato ( si veda l’editoriale di Fontolan e un precedente Sussidario sull’argomento.) La separazione tra Stato e Chiesa e l’impegno politico come impegno della singola persona e delle comunità in quanto cittadini, in base alle proprie convinzioni su cosa è il bene comune e, quindi, come debba essere organizzato lo Stato, sono intrinseci al cristianesimo.



Ciò permane, qualsiasi errore i cristiani abbiano fatto nella storia sotto questo profilo. Dico questo, perché nella discussione vengono ritirati in ballo Galileo e Giordano Bruno. Colpisce che per obiettare alla Chiesa si sia disposti ad andare indietro di qualche secolo, ovviamente nascondendo ciò che in tutti questi secoli contraddice la propria tesi, usando così in modo improprio della tanto conclamata ragione. Perciò, ci si guarda bene dal prendere in considerazione fatti più recenti, come la Rivoluzione francese che, con la sua Dea Ragione, mandava alla ghigliottina chiunque si opponesse, anche tra le sue file. Continuando in su nel tempo, anche lasciando da parte gli orrori del neopagano nazismo, considerandolo del tutto irrazionale, che ne facciamo del razionalissimo marxismo e del comunismo applicato e dei suoi orrori? Eppure, in entrambi i casi, il cristianesimo era fatto fuori, letteralmente.



Si tratta, allora, di applicare la ragione non limitandola a ciò che cade sotto i nostri preconcetti, replicando acriticamente luoghi comuni o riducendo l’umanità degli altri, come quando si paragona la fede ad un lavaggio del cervello per conculcare assurdità. Anche quando si parla di Illuminismo, non ci si chiede come mai esso sia un fenomeno esclusivo dell’Occidente, quell’Occidente che si vorrebbe imbrigliato per secoli dall’oscurantismo cristiano. Allora, occorre forse rovesciare la domanda e chiedersi se sarebbe stato possibile l’Illuminismo senza due millenni o quasi di civiltà cristiana.

Infine, la posizione di Fini, e dei suoi sostenitori, è in sé irragionevole, come illustrato dai due professori. E lo è non solo in teoria, ma nella concretezza di tutti i giorni. Ogni decisione, anche la più pratica, è condizionata dal proprio schema di valori. Ma allora, perché un marxista, un socialista, un liberale, possono deliberare secondo i loro principi, ma ciò dovrebbe essere impedito ad un cattolico? In nome di quale distorto concetto di ragione e di laicità, io cattolico in Parlamento, non dovrei seguire i miei principi ma dovrei prenderli in prestito da altri? E chi dovrebbe decidere da dove prenderli? Se sono d’accordo, come cattolico, con il sostegno dello Stato al non-profit, posso votare a favore se sono un socialista, ma devo votare contro se sono un cattolico, altrimenti imporrei “ il mio orientamento religioso”? Siamo nel completo assurdo e l’assurdità viene surrettiziamente superata in base agli schieramenti: il cattolico può votare secondo le proprie convinzioni se queste coincidono con ciò che sostiene il partito o lo schieramento di cui fa parte.

Ciò che è in atto è un tentativo di strumentalizzazione del cristianesimo, non è il primo e non sarà l’ultimo. È però illusorio pensare di risolvere il problema creando un partito “cristiano”, perché il cristianesimo è prepolitico, non è un’ideologia, è un fatto, un Fatto che richiede l’adesione di tutta la persona, ma che lascia alla libertà dell’uomo il giocarsi nella realtà, cercando di rimanere fedele a questo Fatto. Storicamente può essere opportuno che siffatti partiti nascano, come fu nell’Europa dell’immediato secondo dopoguerra, ma è appunto un’opportunità storica, che di per sé può anche cadere in una specie di eterogenesi dei fini, come fu per la DC.