Lo Svart Glacier Hotel in Norvegia rappresenta la nuova frontiera in fatto di strutture alberghiere ecosostenibili e capaci anche di integrarsi nell’ambiente circostante e, anche se al momento esiste solamente a livello di concept, entro qualche anno dovrebbe diventare realtà facendo letteralmente “atterrare” sullo Svartisen, ovvero il secondo ghiacciaio più grande del Paese scandinavo, quello che assomiglia più ad un’astronavicella spaziale sul modello di quella vista in “2001 – Odissea nello spazio”. Infatti, ispirato a quelle che sono le tradizionali costruzioni in legno dei pescatori norvegesi, lo Svart Glacier Hotel nei pressi di Meløy (un piccolo comune nella contea di Nordland) avrà come vantaggio principale quella di produrre molta più energia della -peraltro poca, va detto- che invece ne consumerà. Andiamo quindi a scoprire quali sono le caratteristiche e soprattutto la filosofia progettuale di questo concept sviluppato dall’importante studio Snøhetta e la cui timeline prevedrebbe al momento che la struttura possa vedere la luce già entro la fine del 2023.
LO SVART GLACIER HOTEL IN NORVEGIA
Lo Svart Glacier Hotel (in norvegese letteralmente “ghiacciaio nero”) avrà sede come accennato in uno scorcio davvero incantevole dello Svartisen, il cui nome a sua volta fa riferimento al fatto che qui il ghiaccio presenta un colore molto più scuro: quest’area della Norvegia settentrionale, d’altronde, da tempo è meta di migliaia di turisti da tutto il mondo fra percorsi adatti a qualunque tipo di pubblico e altri invece che rappresentano delle sfide per gli escursionisti più intraprendenti. E sulle coste di un bellissimo fiordo (l’Holandsfjorden) con sullo sfondo l’aurora boreale dovrebbe sorgere quest’hotel che, secondo gli ideatori, sarà il primo al mondo “ad energia positiva” sviluppato a latitudini nordiche. L’obbiettivo di quella che secondo i primi rendering progettuali una struttura circolare ad anello e che sarà realizzata, tra i vari materiali, anche in legno (con qui vengono realizzate le “fiskehjell”, ovvero le casette usate per essiccare il pescato e le “rorbue”, vale a dire le abitazioni stagionali dei pescatori) è quello di essere a impatto ambientale quasi nullo tanto da ridurre di oltre l’85% i consumi energetici rispetto ad altri alberghi simili. Come sarà possibile raggiungere quest’obbiettivo? Ricorrendo a dei pozzi geotermici per il riscaldamento, rivestendo l’hotel di pannelli solari, posizionando camere e luoghi conviviali in modo da sfruttare meglio l’energia del sole e infine improntando pure la realizzazione degli interni all’uso di materiali riciclati e non inquinanti.
UN CONCEPT HOTEL ECO-SOSTENIBILE TRA I GHIACCIAI
In realtà lo Svart Glacier Hotel ai piedi dell’omonimo ghiacciaio sarà dunque una struttura totalmente green che, nel contesto del Circolo Polare Artico, intende armonizzarsi perfettamente con l’ambiente circostante quasi che, struttura avveniristica a parte, fosse lì da sempre: “Abbiamo pensato a qualcosa in grado di restituire all’ambiente più energia di quanta ne si consumi, rispettando i vincoli in fatto di conservazione della flora e dalla fauna del sito” ha spiegato uno dei fondatori dello studio Snøhetta. Limitando al massimo il ricorso al tradizionale calcestruzzo e pure ad altri materiali quali l’acciaio, l’albergo sarà realizzato anche con imponenti piloni in legno che saranno interrati per diversi metri, lo Svart Glacier Hotel sarà una sorta di passerella circolare e che dovrebbe ospitare pure un molo, l’unico modo che avranno gli ospiti per accedervi grazie a delle barche o dei kayak. Lo studio internazionale di architettura fondato a Oslo nel 1989 ha ricevuto l’incarico dall’Arctic Adventure of Norway l’incarico di elaborare il suddetto progetto che dalle foto pare tratto da un film di fantascienza e le cui principali coordinate sono due: innanzitutto non solo che fosse all’avanguardia ma rendesse pure in un certo qual senso omaggio al “ghiacciaio nero” del Nordland, dando inoltre un impulso al turismo sostenibile e coniugando così da una parte l’attrattività di questo splendido angolo di Norvegia e dall’altra la necessità di preservarlo dalle ovvie conseguenze che lo stesso turismo ha inevitabilmente su ogni ambiente incontaminato.