Diversi Paesi europei da alcuni anni sono esposti a manovre di ogni tipo da parte dei servizi segreti della Russia. Tra questi c’è la Svezia, che ha scoperto la presenza di spie molto attive sul suo territorio. Si tratta di agenti russi che si infiltrano a lungo termine nei Paesi stranieri sotto falsa identità o status, proprio come narra la serie tv The Americans. Questo è il caso, ad esempio, di Sergei Skvortsov ed Elena Koulkova, coniugi accusati di “acquisizione illegale di tecnologia a beneficio dell’industria militare russa”. Secondo il procuratore responsabile dei casi di sicurezza nazionale in Svezia, Henrik Olin, l’uomo era in contatto con i servizi segreti militari della Russia, il GRU. Per questo il 22 novembre 2022 c’è stato un blitz della polizia svedese.



La donna è stata rilasciata, ma è accusata di essere complice del marito. Entrambi provengono dalla regione di Perm, negli Urali. Hanno studiato ingegneria a Mosca e si sono trasferiti in Svezia alla fine degli anni ’90. Stando a quanto ricostruito da Le Monde, il sospetto della polizia svedese è che le loro aziende, che importano ed esportano componenti elettrici e tecnologie avanzate, siano collegamenti svedesi di una rete di spionaggio industriale gestita dal GRU. Daniel Stenling, capo del controspionaggio svedese (Säpo), al giornale francese ha spiegato che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia «non ha ridotto l’interferenza russa nel nostro Paese, perché il Cremlino è interessato alle nostre industrie ad alte prestazioni e all’avanguardia». Anzi, visto che le sanzioni stanno danneggiando la Russia, «hanno perso molte attrezzature sul campo e devono rifornire le loro scorte di materiale militare». Visto che in Svezia, a differenza dell’Estonia o della Lettonia, non c’è una comunità russofona su cui Mosca possa contare per le sue operazioni di interferenza, lo spionaggio è quindi praticato alla vecchia maniera.



SVEZIA “INTERFERENZE RUSSIA NON SONO DIMINUITE”

Secondo il capo del Säpo, «le numerose espulsioni di spie sotto copertura diplomatica hanno indebolito le loro reti», ma quelle della Russia sono note per il loro pragmatismo, infatti in Svezia si stanno osservando nuovi profili. Una reattività che ha creato qualche problema all’intelligence svedese. Questo è il caso dei fratelli Kia, due svedesi di origine iraniana condannati per spionaggio a gennaio e maggio. Si erano infiltrati, infatti, nel cuore dell’intelligence nazionale, dal 2011 al 2021, prelevando illegalmente decine e decine di documenti e rapporti riservati. «Non sono stati nemmeno reclutati, sono andati a trovare i russi. Abbiamo dovuto rivedere tutte le nostre procedure». Infatti, per il procuratore Olin è stato il «più grande scandalo di spionaggio che il Paese abbia visto negli ultimi trent’anni». Il danno è stato notevole anche perché uno dei due fratelli aveva presumibilmente trasmesso l’elenco degli agenti del MUST all’estero. Il maggiore è stato condannato all’ergastolo anche in secondo grado. Il fratello minore, condannato a 9 anni e dieci mesi di carcere, non ha invece fatto ricorso in appello.

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