Hai dei sintomi lievi? Puoi comunque tornare a lavoro. Sta facendo discutere nelle ultime ore un’intervista concessa da Nils Anders Tegnell, il 64anne medico e infettivologo svedese che nel Paese scandinavo è dietro la decisione di non attuare un lockdown. Come è noto Tegnell, che in un primo momento aveva spiegato come il modello Svezia abbia funzionato contro il Coronavirus e che le morti in eccesso registrate fossero “un prezzo accettabile”, negli ultimi tempi ha fatto una parziale marcia indietro e di fronte ai quasi 5mila decessi ha ammesso che la scelta migliore sarebbe stata un compromesso tra l’apertura quasi totale svedese e i lockdown decisi dal resto degli Stati europei. Pur non professando affatto l’obbiettivo dell’immunità di gregge come Boris Johnson a marzo, Tegnell ha spiegato di recente che gli abitanti di Stoccolma dovrebbero poter andare a lavoro “anche con sintomi lievi, chiunque ha il Covid-19 o comunque è risultato positivo al tampone può tornare alla sua occupazione”, opinione peraltro supportata dal suo collega Per Follin.



INFETTIVOLOGO SVEDESE: “A LAVORO ANCHE SE POSITIVI CON SINTOMI LIEVI PERCHE’…”

Le parole di Tegnell ovviamente hanno diviso l’opinione pubblica, contando che nel resto d’Europa la linea comune di infettivologi e autorità sanitarie è diversa e senza dimenticare che la capitale svedese è stata non solo il centro dell’epidemia nel Paese ma ha fatto registrare il maggior numero di casi di contagio e di decessi. Il medico scandinavo tuttavia motiva la sua idea col fatto che, pur se positivi, i cittadini con sintomi lievi non rischierebbero di infettare altre persone: “Se si è stati malati per più di sette giorni ma si è liberi dalla febbre da almeno due e ci si sente meglio, allora ci sono basse probabilità di infettare gli altri” sostiene Tegnell che comunque non transige sul fatto che debbano essere rispettate tutte le norme igienico-sanitarie con cui si convive da tre mesi, ovvero lavaggio delle mani e distanziamento sociale, evitando i luoghi eccessivamente affollati. “I tassi di infezione sono in aumento in Svezia? Ma noi abbiamo già raggiunto il picco” si è poi difeso l’infettivologo pressato dalle critiche a proposito della gestione della pandemia nel Paese, dicendosi certo che tra qualche mese questo modello avrà garantito risultati migliori che altrove dato che a suo dire “la prevalenza di anticorpi è più alta che da noi rispetto ai Paesi vicini”.

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