La Svezia chiude ai migranti dopo essere stata una “terra promessa”. Il Governo, con l’avvento della destra, ha cambiato la propria strategia. “I controlli alle frontiere si sono moltiplicati negli ultimi anni e non è facile raggiungere la Svezia per i richiedenti asilo”, racconta Saleh a Le Figaro. È un rifugiato originario di Aleppo, arrivato a Malmö nel 2011, all’inizio della guerra civile in Siria. Il cinquantenne si è rifatto una vita e lavora in un supermercato, mentre da anni il cugino Hussin cerca di raggiungerlo senza successo.
La popolazione svedese in passato ha accolto a braccia aperte decine di migliaia di migranti: offrivano loro cibo, vestiti e giocattoli per i bambini. Adesso tutto è cambiato. “L’atmosfera diventata tesa, segnata dalla sfiducia”, racconta ancora il siriano. Dalle elezioni legislative dello scorso settembre, infatti, i Democratici svedesi (SD), un partito nazionalista di estrema destra, godono di un’influenza senza precedenti. A vincere sono stati i socialdemocratici, ma loro sono la seconda forza in Parlamento, pur non avendo aderito ad alcuna coalizione. Le opinioni di queste fazioni sono state determinanti proprio in materia di immigrazione.
Svezia chiude a migranti: le mosse del nuovo Governo
Maria Malmer Stenergard, ministro dell’Immigrazione in Svezia nonché esponente del Partito Moderato, si è detta in queste settimane “determinata a ridurre drasticamente il numero dei migranti irregolari” presenti nel Paese. L’immagine di terra di accoglienza per esuli e perseguitati che si era instaurata fin dagli anni ‘40 ormai sembrerebbe essere un lontano ricordo. La politica del Governo si ispira piuttosto al modello di politica della Danimarca, una delle più restrittive d’Europa.
Il dibattito pubblico è stato di recente per questo motivo dominato da temi come le difficoltà di integrazione di alcuni profughi e l’aumento della criminalità e degli scontri tra bande composte da immigrati. Anche l’opinione pubblica è di conseguenza cambiata. Secondo gli istituti di sondaggi Sifo e Ipsos, il 42% degli svedesi dal 2015 a oggi è diventato meno accogliente nei confronti dei richiedenti asilo. Nel 2020, il 58% di loro ha chiesto meno rifugiati nonostante un calo significativo degli arrivi. Ciò, per la Ministra, sarebbe il risultato del “fallimento di una politica di integrazione poco impegnata dei precedenti Governi e l’eccessiva immigrazione, che ha creato società parallele di esclusione che dividono il nostro Paese”.