Svolta per quanto riguarda i tamponi anti covid nei paesi del nord Europa, ed in particolare in Svezia e Danimarca. Quelli che vengono considerati stati “campioni del tracciamento”, come ricorda il Corriere della Sera, hanno deciso di fatto di invertire la rotta, dicendo stop al tamponamento di massa. La Danimarca ha fatto sapere che da 500mila tamponi ogni dì si passera a 200 mila, per «adeguarsi all’attuale fase di sviluppo dell’epidemia».



Inoltre, entro il 6 marzo si dirà addio ai tamponi gratuiti finanziati dal governo: «I vaccini e il facile accesso ai test sono stati le nostre super armi contro l’epidemia — sono le parole del ministro della Salute danese Magnus Heunicke — questo ha avuto un riflesso positivo sul numero di ricoveri e ora ci consente di ridurre la nostra grande distribuzione di test». Novità anche in Svezia, dove invece si è deciso di sospendere i tamponi su larga scala anche per le persone sintomatiche, lasciando i test solamente per operatori sanitari, anziani e i più vulnerabili. A tutti gli altri, in caso di sintomi sospetti o febbre, verrà semplicemente chiesto di rimanere a casa.



DANIMARCA E SVEZIA, LA SVOLTA NEI TAMPONI: “IL COSTO NON E’ PIU’ GIUSTIFICABILE”

In ogni caso, i test rapidi resteranno acquistabili in farmacie e supermercati, ma i loro risultati non saranno più tracciati, ed inoltre, coloro che dovranno sottoporsi a tampone per i viaggi internazionali, non vedranno più la spesa per il test rimborsata da stato o assicurazioni varie.

“Abbiamo raggiunto un punto in cui il costo e la pertinenza dei test non sono più giustificabili — sono le parole del capo dell’Agenzia svedese per la salute pubblica, Karin Tegmark Wisell — Se dovessimo disporre di test per tutti coloro che hanno il Covid-19, significherebbe spendere mezzo miliardo di corone a settimana (circa 55 milioni di dollari) e 2 miliardi al mese (220 milioni di dollari)”. L’addio ai tamponi coincide in Svezia anche con la caduta di numerose restrizioni: “La pandemia non è finita – ha spiegato la premier Magdalena Andersson. – ma è entrata in una fase completamente nuova e, sebbene i tassi di infezione siano aumentati, l’aumento dei contagi non grava eccessivamente sugli ospedali”.