Il cosiddetto “modello svedese” per fronteggiare l’emergenza Coronavirus? Un flop e anzi adesso le decisioni prese dal Paese scandinavo rischiano di rivelarsi un boomerang non solo dal punto di vista economico ma anche in termini di incremento dei contagi laddove invece in Italia da qualche settimana si è cominciato a intravedere una luce. Non è solo il modello sovranista della gestione della pandemia da Covid-19 di Donald Trump negli USA e di Jair Bolsonaro in Brasile (e, in forma più soft, di Boris Johnson nel Regno Unito) a venire messo alla berlina ultimamente ma anche quello ‘progressista’ del Paese guidato dal socialdemocratico Stefan Lovfen che conta oltre 5mila morti su una popolazione di 10 milioni di abitanti. E, come fanno notare alcuni osservatori, l’ironia per la vita italiana alla gestione sanitaria della crisi, presa in giro pure da alcuni infettivologi e commentatori scandinavi sembra un lontano ricordo.



FLOP DEL MODELLO SVEDESE: “SENZA LOCKDOWN TROPPI MORTI”

Insomma, tanti saluti anche all’immunità di gregge che ha finito per rivelarsi una scelta errata e che non gioverà poi così tanto all’economia se le previsioni che riguardano la Svezia non sono così migliori di altri Stati europei che hanno attuato un lockdown ferreo. Analizzando retrospettivamente quanto accaduto nel Paese scandinavo si nota innanzitutto che la percentuale dei contagi è molto alta rispetto a tante altre nazioni (+40% in media) e, come è stato spiegato in un intervento apparso sul “New York Times”, nemmeno l’apertura quasi totale di attività commerciali, ristoranti, quasi tutte le scuole e i centri di ritrovo sarà di giovamento all’economia locale che subirà comunque uno stop, seppure meno pesante che altrove. Non va dimenticato anche che sotto accusa è finito anche questo modello perché ha preferito anteporre il sacrificio “umano” delle fasce più deboli o più ‘esposte’ della popolazione a una almeno parziale chiusura del Paese.



LA CRITICA: “ECONOMIA COMUNQUE IN SOFFERENZA E…”

La controprova viene dal fatto che invece nella vicina Norvegia e in Danimarca un lockdown rigoroso come quello italiano ha dato risultati migliori: a finire sotto i riflettori è dunque anche il modello voluto dal virologo Anders Tegnell, numero uno dell’Agenzia di Sanità del Paese, e che pure negli ultimi tempi aveva fatto una parziale retromarcia mettendo in dubbio proprio le scelte di qualche mese fa. Non ultima c’è l’economia: a Stoccolma e dintorni nemmeno l’apertura totale fermerà una contrazione del 4,5% e un aumento della disoccupazione che è salito addirittura al 9%, dati certamente inediti da quelle parti. E dunque la domanda di alcuni esperti si ripropone: perché scommettere sull’immunità di gregge e su una crescita ‘calcolata’ del tasso di mortalità se poi i benefici nemmeno dal punto di vista economico non si sono visti?

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