La Svezia è pronta per entrare nella NATO, anche se deve ancora attendere che Turchia e Ungheria, gli ultimi Paesi resistenti, firmino la sua adesione all’alleanza militare occidentale. Il Governo, tuttavia, non ha dubbi sul fatto che ciò avverrà. È per questo motivo che, intanto, come riportato dal Washington Times, sta mettendo a punto la propria sicurezza nazionale.
“Stoccolma sostiene pienamente l’impegno dei membri della NATO a spendere almeno il 2% del PIL per la difesa. Questo obiettivo, anzi, è il minimo ma non il tetto. Entro il prossimo anno noi raggiungeremo il 2,1% e abbiamo intenzione di alzare ancora. Abbiamo rapidamente aumentato la spesa militare e prevediamo di raggiungere i 12 miliardi di dollari (il doppio di quanto è oggi, ndr) in cinque anni.”, ha annunciare il Ministro Pal Jonson. La guerra in Ucraina, in tal senso, ha costretto la Svezia e altri Paesi europei a ripensare radicalmente il modo in cui si approcciano al settore delle armi. “La nostra base industriale di difesa è modellata per situazioni di tempo di pace, non per situazioni di guerra. Questa è stata una lezione”.
Svezia pronta per entrare nella NATO: l’annuncio del ministro Jonson
La questione della difesa, tuttavia, non è l’unica che dà alla Svezia il via libera per entrare nella NATO. O quantomeno in senso stretto. Il Paese infatti è noto per la sua posizione privilegiata nel mondo della tecnologia e dispone di “risorse considerevoli” in questo settore, che potrebbero essere messe a disposizione anche degli altri membri. “Si tratta di garantire che l’alleanza mantenga il vantaggio tecnologico anche nel prossimo futuro, il che è assolutamente cruciale anche per noi”, ha affermato ancora il Ministro Pal Jonson.
La Svezia insomma non arriverà nel gruppo a mani vuote. “Abbiamo anche un elevato livello di interoperabilità che renderà più semplice la nostra integrazione. Le nostre risorse e capacità possono anche essere inserite nei piani regionali della NATO, che sono assolutamente vitali per la difesa e la deterrenza dell’alleanza”, ha aggiunto l’esponente del Governo. E conclude: “Non sarà una partnership ma un’adesione”, in riferimento allo status dell’Ucraina prima del conflitto.