La Svezia teme sempre di più possibili sabotaggi al gasdotto che la collega all’Estonia, specialmente dopo che la Finlandia ha comunicato un danno simile al suo gasdotto estone. Per ora non ci sarebbero concrete ragioni d’allarme, anche perché non è stato ancora chiarito se il danno tra Finlandia ed Estonia sia dovuto ad un effettivo sabotaggio, a danni meccanici e strutturali o, anche, ad un semplice errore umano. Tuttavia, è pur sempre vero che dopo quell’incidente la Svezia ha appurato l’esistenza di un danno ad uno dei cavi dati che passano in prossimità del gasdotto estone, che se fosse danneggiato causerebbe ingenti problemi alla popolazione.



La Svezia e i sabotaggi del gasdotto estone

Insomma, la principale ragione d’allarme per la Svezia sarebbe dovuta al fatto che degli eventuali sabotaggi del gasdotto con l’Estonia ridurrebbe a zero le sue forniture, in un paese che storicamente non ha mai implementato sistemi di stoccaggio e conservazione del gas. Ad ora, comunque, l’unico danno rilevato sarebbe al cavo dati, che non è neppure stato tranciato completamente ma solo danneggiato, probabilmente a causa dell’usura fisiologica di quel tipo di collegamenti sottomarini.



Nonostante sia stato colpito un cavo, però, la Svezia starebbe prendendo molto sul serio l’eventualità di sabotaggi al gasdotto estone e sembra aver aumentato la sorveglianza nell’area per scongiurare qualsiasi possibile danno. Differentemente, invece, il danneggiamento del gasdotto tra Finlandia ed Estonia è avvenuto l’8 ottobre, sul fondale del Golfo finlandese. Dopo le iniziali supposizioni che si fosse trattato di un danno causato da un’esplosione, ora l’ipotesi più accreditata è che sia stato danneggiato con un’ancora o con un oggetto pesante. Sull’incidente stanno attualmente indagando le autorità finlandesi con la supervisione della NATO, mentre la Svezia probabilmente nei prossimi giorni oltre alle accortezze per evitare i sabotaggi del suo gasdotto estone, si muoverà anche per implementare sistemi di stoccaggio, oppure per garantirsi nuove forniture in caso di emergenza.

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