L’assemblea annuale di Agrocepi, la federazione nazionale alimentare nata nel 2017 in seno a Cepi (Confederazione europea delle piccole imprese), consegna alla politica due precise richieste. Due punti che promettono di essere nevralgici per lo sviluppo delle filiere, da sempre cuore del lavoro e dell’impegno dell’associazione. “È innanzitutto necessario – ha detto il presidente Corrado Martinangelo durante i lavori che si sono tenuti questa mattina a Roma – inserire il diritto al cibo di qualità all’interno del perimetro costituzionale, così come già avvenuto due anni fa per il diritto all’ambiente.



Se questo obiettivo fosse raggiunto, sarebbe indubbiamente rafforzata l’azione a favore del Made in Italy agroalimentare dell’attuale Governo, già recentemente sceso in campo contro l’introduzione del cibo sintetico. Ma non solo. Si tratterebbe di un’azione importante per garantire un cibo buono a tutti, anche a chi sconta più difficoltà economiche e fatica oggi a inserire nel carrello della spesa le eccellenze italiane, che per loro natura non si posizionano sulle prime fasce di prezzo”.



Nell’agenda di Agrocepi c’è però anche un altro tema: “Senza entrare nel dibattito delle autonomie regionali differenziate – ha proseguito Martinangelo -, credo occorra intervenire con una modifica al Titolo V della Costituzione nella direzione della centralizzazione. La concorrenza tra Stato e Regioni, infatti, non fa bene alla crescita delle filiere agroalimentari, che invece richiede un coordinamento complessivo solido, capace di interfacciarsi con i presidi sul territorio”.

E che si tratti di due passaggi cruciali per il settore, sostanzialmente indispensabili, lo dimostra il fatto che la Federazione è intenzionata a centrare il traguardo, tirando dritto anche davanti a eventuali reazioni tiepide da parte istituzionale. “Se le nostre richieste non saranno accolte – precisa Martinangelo – siamo determinati a sostenere una proposta di legge di iniziativa popolare per sostenerle presso le sedi opportune”.



In verità, però, la risposta istituzionale pare essere orientata verso la disponibilità. Le parole del Sottosegretario al Masaf, Patrizio Giacomo La Pietra, intervenuto durante l’Assemblea, vanno infatti in questa direzione. “Il Titolo V va certamente rivisto – ha detto La Pietra -. Vero è infatti che la contrapposizione tra Stato e Regioni crea spesso molti più danni che benefici, ma vero è anche che, in materia di agricoltura, occorre una politica nazionale, che deve poi essere declinata a livello regionale”. Come pure vero è anche che pensare di intervenire sulla Costituzione rappresenta un punto delicato. “Va sempre tenuto a mente – ha ricordato La Pietra – che dalla teoria della norma si è poi chiamati a passare alla pratica. Si può quindi lavorare sulla possibilità di modificare il testo costituzionale, ma poi è necessario che sia possibile mettere a terra le leggi attuative in grado di tradurre in pratica i concetti”.

Come dire, insomma, che le due questioni potrebbero essere valutate, ma i tempi si prospettano lunghi. Di respiro più corto paiono invece altre due proposte sui cui Agrocepi ha acceso i riflettori. “Auspichiamo – ha affermato Martinangelo – che si possa lavorare a un patto sociale, nel quale trovino posto misure di incentivi fiscali per le imprese come pure misure per il credito di imposta sui prodotti alimentari del Made in Italy. Ma siamo anche fermamente convinti della necessità di stabilire un patto per il lavoro, che rappresenterebbe un cardine per una espansione sana a solida del settore”.

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