In questo periodo tumultuoso la direttiva del Presidente Draghi “Linee di indirizzo sull’azione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) per l’anno 2022” adottata il 7 dicembre 2021 è il primo significativo passo per la definizione di criteri e metodologie in base alle quali le amministrazioni componenti il CIPESS sottoporranno a decisione proposte di investimento economico orientate anche al perseguimento dei target relativi agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Come tale la Direttiva prevede l’avvio di una fase di cooperazione tra il Dipe e le amministrazioni centrali (Ministeri e Regioni) concernente l’innovazione degli strumenti amministrativi e procedure finalizzate a rendere operativo tale principio.
Il Dipe (Dipartimento interministeriale programmazione economica), venerdì 18 ha organizzato un confronto all’Avvocatura dello Stato per discutere tra le Amministrazioni con l’obiettivo di adottare entro quest’anno le linee guida generali in materia di sviluppo sostenibile, comprensive di una relazione descrittiva e di riferimento per l’utilizzo di un set di indicatori di sostenibilità coerentemente al regolamento Ue per proposte di investimenti in linea e compatibili per perseguire gli obiettivi individuati. È chiaro che si tratta di tenere come indicatori di riferimento l’Agenda Onu 2030, i 17 Obiettivi i 169 target i 231 indicatori unici Onu e i nostri indicatori nazionali Istat che sono 326 aggiornati annualmente di cui 43 scelti nell’ambito della strategia nazionale dello sviluppo sostenibile incrociandole con le politiche di coesione. Dunque, il cammino è molto complesso perché abbiamo davanti a noi molti problemi aperti. Di seguito il percorso deciso:
– Prima di tutto è necessario avviare il percorso di valutazione di sostenibilità per le proposte da portare all’attenzione del CIPESS.
– Un approccio graduale e condiviso con le amministrazioni coinvolte.
– Principi di semplicità, flessibilità, attuabilità e coerenza con strumenti e indicatori previsti altrove: usare strumenti già esistenti o in corso di sviluppo per non produrre aggravi amministrativi.
– Differenziare il corredo informativo – mix di indicatori qualitativi e quantitativi – in relazione alla tipologia e dimensione finanziaria.
– Quale livello di cogenza ex post? Le amministrazioni dovranno affrontare una sfida nell’attuazione delle nuove regole.
– Come trattare il caso di proposte per numerosi piccoli interventi (o raggruppamenti di piccoli interventi) per i quali sono disponibili pochi elementi valutativi (solo progetto di fattibilità economica tecnica)?
– Gradualità applicativa, modulata anche per tener conto degli effetti della guerra in Ucraina e dell’aumento dei prezzi delle materie prime.
In buona sostanza, il lavoro che ci attende è molto impegnativo poiché dovremo lavorare nel tenere conto concretamente della sussidiarietà tra le risorse pubbliche e private per investire in progetti sostenibili nel tempo, trasversali, settoriali, territoriali poiché definire un quadro di regole di procedure di interventi di metodi incardinati nella legislazione operante legata alla tassonomia significa dunque averle collegate strettamente allo sviluppo e alla valutazione e aver la capacità per le amministrazioni centrali e locali di osservare regole e procedure senza appesantire lo svolgimento di passaggi barocchi e tenendo conto delle risorse, affrontando anche in questo momento le criticità che oggettivamente si presentano in un’economia di guerra in cui l’Europa e ovviamente l’Italia è coinvolta.
È evidente che dobbiamo anche utilizzare le esperienze sviluppate tra gli enti territoriali del Terzo settore nella definizione delle strategie, condividere l’approccio metodologico e il lavoro compiuto insieme. Terremo un diario dei passaggi che saranno effettuati per coinvolgere la comunità in questa sfida storica per modernizzare il sistema.
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