La Svizzera torna a rivendicare i propri diritti di neutralità e ribadisce il “no” categorico all’invio di armi a Kiev. E lo fa anche con un gesto che sta facendo discutere, la decisione di distruggere alcuni sistemi missilistici considerati “obsoleti” che però avrebbero fatto molto comodo in questo momento alla difesa dell’Ucraina, in quanto ancora perfettamente funzionanti. Da Germania, Danimarca e Spagna sono arrivate le maggiori critiche, attraverso il giornale tedesco NZZ Am Sonnstag che per primo ha riportato la notizia della distruzione di armi da parte della Svizzera, interpretandolo come una volontà di non cooperazione con gli altri paesi nell’aiuto militare a Kiev.
Anche su altri quotidiani europei non sono state accolte con favore le dichiarazioni ufficiali del governo svizzero e del portavoce del ministero della difesa che ha annunciato lo smantellamento dei sistemi antiaerei. Le Monde ha chiesto il parere di Francois Pointet, membro del consiglio nazionale svizzero che ha dichiarato “assurdo demolire armi di difesa che funzionano ancora“, accusando anche il fatto di non aver interpellato il paese fornitore, cioè la Gran Bretagna prima della distruzione. Ma l’ufficio federale dell’armamento ribadisce chiaramente “La Svizzera non ha l’obbligo di restituire o rivendere gli armamenti prima della dismissione“.
Svizzera distrugge armi che potevano servire a Ucraina: “Guerra non è nel nostro DNA”
Criticato dal resto d’Europa, il presidente della Confederazione Svizzera Alain Berset ha risposto sulle pagine del magazine tedesco NZZ am Sonnstag, chiedendo di poter rivendicare la storica posizione di neutralità che caratterizza la natura del Paese. Poi ha aggiunto “capisco che altri paesi abbiano una posizione diversa, ma le armi svizzere non verranno usate in guerra“.
Anche l’ambasciatore francese sta cercando di fare pressioni per convincere il governo a rivendere le armi facendole passare attraverso i paesi produttori per farle arrivare in Ucraina, puntando sul fatto che i missili potrebbero essere usati contro elicotteri e droni dalla Russia, aggiungendo anche che se insiste su questa posizione “la Svizzera inizierà ad essere un problema per il resto d’Europa” ed invocando un probabile referendum popolare sulla questione. Ma la risposta resta negativa, e come riportato dal Financial Times, Berset riafferma il pacifismo e dice: “So che di questi tempi essere pacifisti può significare guadagnarsi una pessima reputazione ma la guerra non è, e non sarà mai nel DNA svizzero“.