“È preferibile e possibile negoziare una soluzione politica per la Crimea”. Le parole sono del presidente ucraino Zelensky, che le avrebbe pronunciate in un’intervista all’emittente televisiva ucraina 1+1. Una dichiarazione probabilmente giustificata dalla volontà di evitare altre vittime e che potrebbe aprire la porta finalmente a una trattativa con i russi per cercare una soluzione alternativa alla guerra.
Come si è arrivati a questa ipotesi lo spiega Giuseppe Morabito, generale dell’esercito con al suo attivo diverse missioni all’estero e membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation.
Cosa avrebbe spinto Zelensky ad aprire alla possibilità di una soluzione politica per la Crimea?
Nelle scorse settimane un alto funzionario della Nato aveva ipotizzato che si potesse porre fine alla guerra cedendo territori alla Russia e promettendo all’Ucraina l’entrata nell’Alleanza atlantica. Probabilmente il gruppo dirigente ucraino, nonostante le smentite al momento della dichiarazione, ha capito che una delle soluzioni potrebbe essere quella di considerare una trattativa sui territori.
Per questo Zelensky comincia a dire che sulla Crimea si potrebbe trattate?
La Crimea è acquisita da anni da parte della Russia. Trattare sulla Crimea è un punto di partenza, non potrà mai tornare nella sfera di influenza ucraina, anche per le basi navali russe che ci sono. La Russia vorrà sicuramente mantenere il controllo della striscia di territorio che unisce la madrepatria alla Crimea stessa. Le dichiarazioni di Zelensky tengono conto anche di questo contesto e possono essere un primo segnale di apertura per aprire una trattativa con i russi.
Comincia a fare effetto l’opera di convincimento della Nato sugli ucraini per portarli a trattare?
Non credo che sia l’effetto di un’opera di convincimento. Nonostante il fatto che il 90% delle armi promesse siano state fornite e nonostante i sacrifici di vite umane, gli ucraini si sono accorti che non riescono a ottenere quasi nulla dalla loro tanto declamata controffensiva. Per questo prendono in considerazione altre ipotesi. Quando ti rendi conto che le tue intenzioni, per quanto valide, non si concretizzano, cominci a pensare quale potrebbe essere un’altra soluzione accettabile per uscire dal conflitto, per evitare la morte di molti altri soldati ucraini.
In questi giorni si è anche parlato di un incontro dei vertici militari della Nato con il generale Zaluzhnyi per cercare di reimpostare le strategie sul campo di battaglia. È servito a mettere sul tavolo questa nuova ipotesi di trattativa?
Non sappiamo che cosa si sono detti, è un segreto militare, possiamo ipotizzare che si siano resi conto che la controffensiva potrebbe non ottenere i risultati sperati e quindi è meglio provare a sondare il terreno per verificare se c’è spazio per trattare. L’ipotesi che possiamo fare è che si siano convinti che nonostante gli sforzi per riconquistare i territori non se ne venga a capo, facendo intendere a Zelensky che prima della stagione del fango (perché in Ucraina quando arriva l’autunno ci sono grosse difficoltà a manovrare con i mezzi corazzati) quindi prima di tornare in trincea, forse è il caso di sfruttare questo periodo per trovare una soluzione diplomatica. Anche perché la “balla” degli F16 non regge più: i tempi di addestramento per avere dei piloti combat ready sono molto lunghi e finchè ci sarà la superiorità aerea russa la penetrazione delle forze armate ucraine sarà sempre difficile.
Sul campo di battaglia, intanto, sembra che si sia nello stallo più assoluto. È così?
Ci sono eroici attacchi ucraini a postazioni russe ben organizzate, ma nonostante il loro sacrificio le forze di Kiev non hanno ottenuto i risultati sperati. Rispetto alla perdita di vite umane l’avanzamento è talmente irrisorio che bisogna riflettere sulla strategia e sulla forza del sistema difensivo russo.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI