Sono tornati, a 15 anni dal loro ultimo disco e dallo scioglimento. Serj Tankian (voce, tastiera), Daron Malakian (voce, chitarra), Shavo Odadjian (basso) e John Dolmayan (batteria) benché nati a Los Angeles sono tutti discendenti di vittime del genocidio ameno compiuto dai turchi nei primi anni del Novecento. Si mettono insieme per formare una rupe rock intorno al 1992 che poi cambia nome in System of a down (da una poesia di Malakian intitolata Victis of a down). Non appartengono alla scena grunge popolare in quel periodo storico, sono più vicini all’heavy metal anche se utilizzano sonorità assolutamente originali che si rifanno alla musica tradizionale armena, tonalità forti e rabbiose. Li scopre il grande produttore Rick Rubin che nel 1997 produce il loro esordio. Il secondo disco, Toxicity, esce solo nel 2001 e vende oltre 12 milioni di copie nel mondo. Contiene una traccia fantasma. Arto, che propone sonorità puramente tribali, curate dal musicista Arto Tuncboyaciyan, famoso per aver lavorato al fianco di jazzisti come Al Di Meola, Wayne Shorter e Chet Baker. In questo brano Arto suona di tutto, da una bottiglia vuota di Coca Cola, a percussioni create direttamente dal suo petto nudo, a un vaso pieno d’acqua. Dopo essersi separati nel 2010 fanno un reunion tour, ma la notizia è che in questi giorni hanno pubblicato due brani inediti, i primi da 15 anni, entrambi dedicati alla guerra, appena interrotta grazie a un accordo di pace, tra Armenia e Azerbaijan, il doppio singolo Protect the Land/Genocidal Humanoidz, segnando così la prima uscita di materiale inedito a distanza di 15 anni dagli album Mezmerize e Hypnotize.
IN DIFESA DEL POPOLO ARMENO
La volontà di rendere disponibile due brani inediti è stata dettata dal gruppo al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo la guerra nell’Artsakh del 2020 e i ricavati derivanti dalla vendita del singolo sono stati devoluti all’associazione Armenia Fund. Da sempre infatti la band ha dimostrato sensibilità per la tragedia del proprio popolo. «Probabilmente siamo l’unica rock band che ha dei governi come nemici, l’unica rock band che è in guerra, ho scritto queste canzoni per sostenere il morale delle nostre truppe e degli armeni in tutto il mondo», ha dichiarato il leader del quartetto Daron Malakian. «Le aggressioni e le ingiustizie continue contro il popolo armeno in Nagorno Karabakh e in Armenia da parte dell’Azerbaigian e della Turchia sono una violazione dei diritti umani e un crimine di guerra – ha affermato Tankian -. Tutti noi System ci rendiamo conto che questa è una battaglia esistenziale per la nostra gente, quindi è molto personale per noi. Ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento è che il mondo metta da parte la politica e sostenga l’Armenia sanzionando la Turchia e l’Azerbaigian e riconoscendo l’enclave armena del Nagorno Karabakh». Nel video di “Protect The Land” si vedono filmati recenti delle proteste e dei combattimenti sul campo in Nagorno Karabakh, rivisitati in modo molto personale. Come sempre, Odadjian ha prodotto il video musicale e ha curato la copertina e la grafica del progetto: «Volevo mostrare l’unione della nostra gente in tutto il mondo per una causa comune, illustrando il potere in numeri – ha commentato -, quindi abbiamo riunito persone di tutte le età e professioni che credono e lottano per questa stessa causa. Una cosa è avere un’idea, ma vederla prendere vita come è successo con questo video, è stato semplicemente incredibile».