Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha recentemente parlato, sulle pagine del quotidiano La Nazione, delle rinnovabili e dei rischi a cui ci esporrebbero se venissero impiegate per la totalità della fabbisogno energetico italiano. Secondo l’esperto è importante investire nelle energie green, ma senza concentrare tutte le forze su eolico, idroelettrico e fotovoltaico, che sono eccessivamente dipendenti dalle condizioni climatiche.



Parlando proprio di questa circostanza, Davide Tabarelli spiega che per “l’idroelettrico, la siccità degli ultimi 18 mesi ha pesato in maniera determinante”. Similmente, invece, “eolico e fotovoltaico sono fortemente influenzati dalle condizioni meteorologiche” e dovrebbero funzionare in maniera interdipendente, “ma, come si vede dai dati, entrambe le fonti sono in calo”. Complessivamente, continua a spiegare Tabarelli sulle rinnovabili, “a fronte di un leggero aumento della capacità, la produzione può comunque calare, come è successo nel 2022 e nei primi due mesi di quest’anno”. “Bastano poche variazioni nelle precipitazioni”, continua a spiegare, “per causare un crollo nella produzione” citando ancora il caso dell’idroelettrico.



Tabarelli: “Corriamo il rischio blackout”

Il problema principale delle rinnovabili, insomma, spiega Tabarelli “è l’intermittenza” nella produzione energetica, oltre al fatto che in generale si fatichi “ad aumentare la produzione” per via anche di “ostacoli burocratici“. Continuando il ragionamento sulle rinnovabili, infatti, spiega che “funzionano solo per un quarto o un ottavo delle ore che ci sono in un anno“, mentre gli impianti di accumulazione non riescono “a funzionare in modo davvero efficiente”.

Un problema questo, specifica Tabarelli, che non riguarda solo l’Italia, ma “anche l’Europa del Nord [e] la Germania che senza il nucleare e il carbone sarebbe andata in seria difficoltà”. In tutto questo, infine, si inserisce anche la variabile del nucleare francese, con le sue centrali desuete e da rinnovare, che potrebbe causare “uno stop parziale” simile a quello del 2022 che ha avuto il solo esito di far “schizzare le bollette“. Complessivamente, Tabarelli spiega che “il nucleare francese pesa quasi per il 10% del fabbisogno” italiano, e se Parigi interrompesse la fornitura, “ne risentiremmo subito” con un diffuso rischio di blackout e interruzioni su tutto il territorio italiano.