Dopo esser stata “salvata” dal verdetto della Corte Uk che ha deciso al contrario di quanto fatto in precedenza con i casi simili Charlie Gard e Alfie Evans, la piccola Tafida Raqeed è stata accolta questa mattina al Gaslini di Genova, ospedale di eccellenza europa della cura ai bambini che nei mesi scorsi si era proposto di accogliere la piccola bimba inglese data per spacciata invece dai colleghi del Royal London Hospital. «In questo ospedale ho ritrovato la speranza», spiega la mamma della piccola dopo il ricovero nel reparto di terapia intensiva dove verranno condotte cure sperimentali contro la grave lesione cerebrale di cui soffre Tafida dallo scorso febbraio. La bimba è stata trasferita dalla Gran Bretagna dove viveva con la propria famiglia qui in Italia proprio perché l’ospedale londinese voleva interrompere le cure vitali giudicando senza più speranza la sorte di Tafida: «La principale differenza tra la sanità inglese e quella italiana è che dal primo momento in cui Tafida è stata ricoverata in Inghilterra i dottori continuavano a dire ‘non ce la farà’. Questo me lo sono sentito dire fino all’ultimo momento. Invece qui al Gaslini ho trovato speranza», ha detto Shelina Begum, la mamma di Tafida Raqeed durante una piccola manifestazione assieme agli attivisti di Citizen Go per chiedere la cittadinanza italiana alla bimba malata.
L’ARRIVO DI TAFIDA IN ITALIA
Ieri dall’Inghilterra il viaggio verso Genova è andato per fortuna senza intoppi, con la piccola Tafida accolta dal calore del reparto specializzato del Gaslini, e oggi la mamma chiede ufficialmente la cittadinanza italiana per la figlia: sul caso è seguita direttamente dal segretario di “Giuristi per la Vita” Filippo Martini che all’Ansa ha spiegato «Avevamo già chiesto al ministro dell’Interno Salvini di concedere la cittadinanza italiana a Tafida ma la richiesta non era stata presa in considerazione. Neanche l’attuale ministro dell’Interno l’ha fatto. Speriamo che ciò avvenga perché aiuterebbe la famiglia di Tafida negli enormi costi che deve affrontare per rimanere in Italia. Ricordiamoci che la famiglia di Tafida si è dovuta distaccare dalla sua realtà per venire in un Paese nuovo». Qui inizia un nuovo percorso di integrazione, spiega ancora Martini fianco a fianco con la famiglia di Tafida Raqeed «vogliamo mettere in contatto la mamma-avvocato Shelina con studi legali qui in Italia che possano iniziare a riavviare il percorso che lei con la sua professione aveva già fatto. Non si deve più verificare la situazione in cui l’Italia accoglie questi casi in modo univoco».