Sta attirando le attenzioni di tutto il mondo la vicenda di Tafida, la bimba di 5 anni affetta da una malformazione artero-venosa tenuta in vita da un alimentatore al Royal Hospital di Londra. L’atteso verdetto della Corte londinese, previsto per la giornata di ieri, avrebbe dovuto decretare se continuare a tenere in vita la piccola o se invece staccare la spina come richiesto dai medici in opposizione al volere dei genitori, ma è stato rinviato alla fine di settembre. La speranza di questi ultimi è che i giudici assecondino la loro volontà di portare Tafida all’ospedale Gaslini di Genova, dove i medici si sono invece resi disponibili a continuare il trattamento. La mamma della bambina, Shelina Begum, come riportato da “L’Huffington Post”, ha dichiarato:”Le ho promesso che la porteremo via. Avevo seguito i casi di Charlie (Gard, ndr) e Alfie (Evans, ndr) ma non mi sarei mai sognata di essere qui oggi, a combattere per la vita di mia figlia. Perché non mi viene data una possibilità?”.
TAFIDA COME CHARLIE E ALFIE?
Secondo l’avvocato della famiglia della piccola Tafida, è vero che il caso ricorda da vicino quelli di Charlie Gard e Alfie Evans ma la differenza fondamentale è che per la bimba islamica “non c’è alcuna prova che stia soffrendo”. Il legale si è anche appellato all’articolo 9 della Convenzione europea sui diritti umani, che garantisce il rispetto delle convinzioni religiose. Ma per il rappresentate del Royal Hospital di Londra, la giurisdizione europea non può avere precedenza su quella inglese questo “è un tentativo di limitare il nostro diritto”. Shelida Begum, mamma di Tafida, ha sottolineato dal canto suo come la piccola si fosse già avvicinata all’Islam: “Avrebbe voluto vivere qualunque fosse stata la sua condizione, come prevedono i precetti dell’Islam”. Secondo il pg, “la condizione di Tafida destinata solo a peggiorare” e per questo bisogna “interrompere le cure” nel suo stesso interesse. Di questo avviso non è mamma Shelida:”I medici curanti la vedono 10 minuti al mattino e 10 minuti al pomeriggio. Io sono lì tutto il giorno e vedo dei miglioramenti. (…) Con il tempo e la riabilitazione, speriamo che alcune delle sue funzioni tornino. Ma anche se non dovesse accadere, amerò comunque la sua vita così com’è”.