I medici (ma anche altri lavoratori come il personale degli enti locali, il personale degli uffici giudiziari e gli gli insegnanti degli asili e delle scuole elementari parificate) sono in protesta contro il taglio delle pensioni, ma la norma proposta dal Governo di Giorgia Meloni porterebbe un ricavo pari a 21,4 miliardi di euro nelle casse dello Stato. La perdita, secondo le stime della Cgil riportate dal Corriere della Sera, dipende dalla fascia di reddito: per un lavoratore che ha cominciato nel 1992 si tratta di -500 euro per 30.000 euro, -675 euro per 40.000 euro e -850 euro per 50.000 euro.
La categoria maggiormente penalizzata è proprio quella dei medici. Nel 2025, in base ad un rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), ne andrebbero in pensione 7.300 con una perdita annua media di 2.767 euro lordi, contro i 619 euro che ci rimetterebbero i 72.900 neopensionati degli enti locali. Dal 2024 al 2043 (ultimo anno considerato dalla relazione tecnica) la platea colpita salirebbe costantemente fino a superare 509 mila pensioni nel 2033, per stabilizzarsi su oltre 700 mila dal 2039 imen poi. Il risparmio sarebbe insomma via via sempre crescente. Fino ad arrivare, in termini cumulativi, alla cifra di 32,9 miliardi lordi, ovvero 21,4 al netto delle ritenute fiscali.
Taglio alle pensioni dei medici: Stato può ricavare 21,4 miliardi netti, i rischi
L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha definito il taglio alle pensioni dei medici in questione come la misura “con l’impatto strutturale maggiore tra quelle riguardanti il sistema pensionistico”. È difficile pensare, di conseguenza, che il Tesoro voglia rivederla, sebbene stia studiando una correzione all’articolo 33 del disegno di legge di Bilancio con l’obiettivo di placare la protesta dei lavoratori. Forse il ridimensionamento verrà limitato alle sole pensioni anticipate, salvando quelle di vecchiaia. La situazione, però, è comunque spinosa e i diretti interessati non ci stanno.
Gli esperti, a tal proposito, non temono un rischio di fuga dei professionisti, per cui invece è stato lanciato l’allarme da parte delle associazioni di categoria. Le persone che stanno per andare in pensione infatti non verranno toccati dal provvedimento, ma quelle che si approcciano al lavoro sì. I più giovani saranno quelli più toccati dalla misura.