Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha chiesto al governo di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale dal 2024 attraverso un intervento di 16 miliardi per aumentare gli stipendi.
Come sappiamo il taglio del cuneo fiscale è stato ribadito anche nella mini riforma rappresentata dal decreto lavoro che concerne un portafoglio d’investimenti pari a 3,4 miliardi di euro e che è stata votata il primo maggio 2023. Ma buona parte di questo elemento costituente la riforma fiscale e anche conflitto all’interno della legge di bilancio su proposta del vecchio esecutivo guidato da Mario Draghi. Parliamo del taglio del 2% sui redditi minimi che è stato ritoccato dall’attuale esecutivo e portato al 6 e al 7%.
Taglio cuneo fiscale strutturale: la proposta di Carlo Bonomi (Confindustria)
L’idea è così piaciuta l’attuale esecutivo, che il governo Meloni ha deciso di riproporla anche attraverso il decreto lavoro e infatti, subito dopo la presentazione della documento di Economia e Finanza nell’aprile 2023, il governo Meloni ha introdotto il taglio del cuneo fiscale con uno sgravio contributivo che raggiunge il 6% per il reddito inferiore a 35 mila euro e del 7% per quelli inferiori a 25 mila euro. Gli aumenti in busta paga scatteranno da luglio e sono previsti fino a dicembre.
Ma a quel punto il governo dovrà necessariamente riconfermare questa misura all’interno della legge di bilancio da approvare entro il 31 dicembre 2023 e che conterrà tutti gli intenti programmatici e le linee guida di governo del Ministero dell’Economia e delle finanze che verranno attuati l’anno successivo, quindi il 2024. Si andrebbe quindi incontro ad una misura da riconfermare gli anno in anno, una torta di welfare lavorativo ponte per attraversare la crisi. E Confindustria non ci sta, vorrebbe che il taglio del cuneo fiscale diventasse strutturale, che facesse parte della riforma del lavoro per gli anni a venire, che fosse una garanzia per le imprese.
Il taglio del cuneo fiscale incide nettamente sulla busta paga dei lavoratori, ma non in maniera sensibile come sarebbe avvenuto se il governo invece avesse introdotto il salario minimo, peraltro derivante da direttive europee non ancora recepite dall’Italia. In effetti il governo meloni ha sempre avuto delle reticenze sulle modalità per poter attuare la ricezione di tali direttive.
Taglio cuneo fiscale strutturale: meglio del salario minimo secondo Meloni
Secondo il presidente di Confindustria il governo, benché non abbia ancora reso strutturale il taglio del cuneo fiscale avrebbe dato “un inizio di percorso” che lascia intendere la visione dell’attuale esecutivo, per altro mai celata: la stessa Giorgia Meloni ha infatti lodato l’idea del taglio del cuneo fiscale in paragone alla direttiva Europea del salario minimo che ha definito “uno specchietto per le allodole“.
La proposta di Confindustria inoltre viene ribadita anche in occasione del convegno per i 50 anni dell’associazione del Piemonte, qui il presidente Bonomi ha infatti dichiarato che: “Siamo disposti a rinunciare alla tax expenditure, stiamo parlando di quasi 14 miliardi, purché il governo li mette a tutti sul taglio della cuneo fiscale. Noi siamo disposti a questa sfida, adesso sta al governo“.
Una trattativa senza mezzi termini che descrive la determinazione di Confindustria nel chiedere una revisione di detrazioni e deduzioni fiscali, il presidente Bonomi sarebbe quindi anche disposto a rinunciare ai tanti bonus che vengono percepiti dai contribuenti con la dichiarazione dei redditi. Ovviamente non si tratta di una rinuncia da parte di Confindustria, ma dei contribuenti italiani in favore dei lavoratori. Questa la proposta del presidente Bonomi.