Il Governo sembra intenzionato a tirare dritto nel taglio dell’Irpef, estendendo la misura ai redditi fino ai 55 mila euro grazie ad un allargamento della platea del ceto medio di contribuenti. Un vero e proprio stravolgimento, dopo quello che è già capitato ai redditi bassi, che si sono visti accorpati la seconda aliquota (quella al 25%) all’interno della prima, con una tassazione unica al 23%. Misure, tuttavia, estremamente costose e il nodo, infatti, rimane sempre quello dei finanziamenti.



Rimanendo un attimo sulla questione del nuovo taglio Irpef, ad aver fissato l’asticella a 55 mila euro di reddito è stato il vice all’Economia Maurizio Leo, mentre allo stato attuale risulta che la misura sia ancora in fase valutativa. Di fatto, se il ceto medio (ora fissato a 50 mila massimi) venisse allargato fino a quella soglia, ne beneficerebbero circa 440 mila contribuenti, secondo stime del Messaggero, che beneficerebbero di un’aliquota del 35%, rispetto all’attuale tassazione al 43%. Sull’entità del taglio dell’Irpef, di cui beneficerebbe proprio il ceto medio allargato fino ai 55 mila euro, l’ipotesi più generosa sarebbe quella di seguire l’esempio dei redditi bassi, con una riduzione massima del 2%, mentre più probabilmente si propenderà per l’1% in meno.



Quanto costa il taglio Irpef fino ai 55mila euro di reddito

Dal punto di vista del contribuente, in assenza di un taglio Irpef ma con l’allargamento del ceto medio, chi ora ha tra i 50 e i 55 mila euro di reddito beneficerebbe di una cifra tra gli 80 e i 400 euro. Il taglio dal 35% al 34%, invece, genererebbe benefici tra i 10 euro annui (reddito di 39 mila euro) e i 670 euro (55 mila). Invece, il taglio fino al 33% equivarrebbe ad un risparmio tra i 20 e i 940 euro annui, rispettivamente per il reddito minimo e quello massimo.

Per quanto riguarda il costo per lo Stato (o, meglio, il mancato introito), sempre in assenza del taglio Irpef, l’allargamento a 55 mila euro del ceto medio genererebbe costi per un misero centinaio di milioni. Allargamento e taglio dell’1%, invece, costerebbero circa 2,2 miliardi di euro, ulteriormente aumenti a 3,5 miliardi con un taglio del 2%, anche se in questi casi ne sarebbero assorbiti dal terzo scaglione rispettivamente 1,4 miliardi e circa 2 miliardi. Cifre a cui vanno aggiunti anche i 4 miliardi che ‘costa’ il taglio Irpef nello scaglione minimo, ed ovviamente i 10 miliardi necessari per confermare il taglio contributivo per i redditi fino a 35 mila euro. Il piano, per ora, è aspettare di vedere quanto genererà il concordato biennale preventivo, leva economica del Governo per i tagli fiscali.