Si torna a parlare del taglio Irpef – più volte voluto dal viceministro Maurizio Leo – e questa volta la misura potrebbe riguardare anche i contribuenti che si ritrovano nella fascia ISEE più alta (fino a 50 mila euro e qualcosa in più).

Una sforbiciata che garantirebbe maggiori guadagni (e netti) anche a coloro che si ritrovano nelle fasce reddituali più alte, dato che al momento il taglio è previsto soltanto per i lavoratori con redditi più bassi (fino al tetto massimo di 35.000€).



Taglio Irpef anche per redditi superiori a 60K: è fattibile?

Il taglio Irpef anche per i redditi superiori a 50.000 euro sostanzialmente deve garantire un incremento della capacità di spesa agli italiani. Non è detto che i lavoratori con un ISEE medio – alto debbano restare esclusi da questa misura.

Al momento l’accorpamento delle aliquote a 3 scaglioni (anziché 4), dovrebbe essere confermato. L’ufficialità arriverà soltanto quando si snoderà la questione “risorse”, che rimane il tema prioritario per poter garantire nuove misure fiscali e agevolative.



Per fare cassa l’Erario punta al Concordato Preventivo Biennale, con cui le partita IVA possono anticipare il reddito presunto e cosicché lo Stato possa far cassa ed equilibrare e stabilizzare gli introiti.

Lo scorso anno il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo era stato intervistato da Enrico Marro, al quale è stato comunicato:

L’obiettivo è questo. Vedremo le risorse a disposizione, ma tenga conto che le troveremo anche mettendo mano al riordino delle tax expenditures, cosa che quest’anno non abbiamo fatto.

L’idea è anche quella di ridurre gli scaglioni passando soltanto a 2, ma quest’obiettivo si potrà concretizzare soltanto a fronte delle risorse ottenibili.



Le prossime tappe

L’attesa si sposta al 10 settembre, quando la Premier Meloni incontrerà i due viceministri Antonio Tajani e Matteo Salvini per discutere sul programma e gli obiettivi nel medio e lungo periodo a fronte del bilancio da consegnare all’UE entro il 20 settembre.

Prima che il bilancio finisca nelle mani di Bruxelles, saranno sentite anche le parti sociali, l’Upb e il Parlamento.