Mentre il ministro degli Esteri di Taiwan Joseph Wu elencava alla stampa internazionale le molteplici azioni intimidatorie della Cina per interferire nelle elezioni di sabato, sui telefonini in sala e nell’isola intera arrivava un alert preoccupante. “Allarme presidenziale. Air raid. Missile sullo spazio aereo taiwanese“. A quel punto il ministro ha informato che la Cina aveva appena lanciato un satellite e il razzo che lo aveva messo in orbita aveva sorvolato il Sud dell’isola. «Lo fanno spesso, ma certo la scelta di tempo, il mancato preavviso, riportano alla loro strategia di provocazioni e minacce». Pechino dal canto suo ha spiegato di aver mandato in cielo il satellite Einstein Probe a fini scientifici.
La Difesa di Taiwan si è scusata per aver scritto «satellite» nella versione mandarina e «missile» in inglese: «Traduzione negligente». Il caso è stato chiuso, ma in realtà permangono le tensioni, soprattutto in vista del voto del 13 gennaio che darà a Taiwan un nuovo presidente, col rischio che sia sgradito alla Cina. Wu ha ricordato che nel 1996, quando i taiwanesi andarono per la prima volta alle urne, i cinesi fecero davvero cadere missili nello Stretto. Solo l’invio di due portaerei Usa calmò le acque.
CINA A USA “SMETTETELA DI ARMARE TAIWAN”
La Cina, comunque, ha accusato il Partito democratico progressista (Dpp), che è al potere a Taiwan, di aver voluto creare panico con l’allarme nazionale in risposta al lancio del razzo con satellite. «Penso che siano chiari a tutti gli obiettivi che le autorità del Dpp avevano in mente per fuorviare il pubblico», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ming. Come precisato dalla Cina, che rivendica la sovranità sull’isola che vuole riunificare anche con la forza, il suo satellite Einstein Probe era finito nella sua orbita con lo scopo di raccogliere dati astronomici.
Invece per Wu questa mossa rientra in una nuova tattica, basata su atti aggressivi non paragonabili ad un attacco armato. «È maturato in una fase delicata per ricordare a Taiwan che esiste il pericolo di guerra». A proposito della questione Taiwan, la delegazione militare di Pechino ha fatto sapere alla controparte Usa nei colloqui avuti al Pentagono lunedì e martedì che non intende scendere «mai a compromessi o non farà mai marcia indietro». Nella nota diffusa dal ministero della Difesa della Cina, la delegazione ha «esortato gli Stati Uniti a smettere di armare Taiwan». Inoltre, gli Stati Uniti devono «rispettare il principio della Unica Cina» e «opporsi all’indipendenza di Taiwan».