COSA SI SONO DETTI XI JINPING E BIDEN SU TAIWAN

«Entrambi i lati dello Stretto di Taiwan appartengono a un’unica Cina»: è stato netto il Presidente cinese Xi Jinping nella telefonata durata oltre due ore con l’omologo americano Joe Biden per provare a scongiurare il rischio di una guerra atroce tra Cina, Usa e Taipei. Il capo del regime comunista cinese ha espresso al rivale Usa una «ferma opposizione al separatismo dell’isola e all’interferenza di forze esterne». Nel resoconto resto dal network statale CCTV, Xi avrebbe anche aggiunto che «non lasceremo mai spazio alle forze indipendentiste. La nostra posizione  coerente ed è la ferma volontà di oltre 1,4 miliardi di cinesi di salvaguardare sovranità nazionale e integrità territoriale».



Per il leader cinese il messaggio agli Stati Uniti è diretto: «chi gioca con il fuoco si dà fuoco e si brucerà», anche perché la riunificazione di Taiwan resta «una missione sacra per l’Esercito popolare di liberazione (Pla)». La telefonata con l’omologo americano, racconta il regime, ha visto «comunicazioni e scambi approfonditi su relazioni sino-americane e su questioni di reciproco interesse». Biden dal canto suo avrebbe ribadito a Xi che gli Stati Uniti «non sostengono l’indipendenza di Taiwan», ma non si sarebbe toccato – almeno nei resoconti pubblici – il vero nodo della questione, ovvero cosa succederebbe se la Cina dovesse un giorno invadere Taiwan. «La posizione degli Stati Uniti sulla politica di ‘una sola Cina’ rimane la stessa e non cambia», aggiunge il Presidente dalla Casa Bianca. «Dobbiamo lavorare si sicurezza energetica e recessione», ha invece aggiunto il leader cinese, «Di fronte a un mondo di cambiamenti e disordini, la comunità internazionale e i popoli di tutto il mondo si aspettano che la Cina e gli Stati Uniti assumano un ruolo guida nel sostenere la pace e la sicurezza mondiale e nel promuovere lo sviluppo e la prosperità globali. Questa è la responsabilità della Cina e degli Stati Uniti in quanto grandi Paesi».



RISCHIO GUERRA USA-CINA: IN CORSO LA TELEFONATA TRA XI JINPING E BIDEN

È cominciata alle ore 8.33 (ora Usa) la telefonata tra il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il leader della Cina Xi Jinping: nel pieno della minaccia di guerra tra i due Paesi in vista del futuro di Taiwan, il tentato sforzo diplomatico delle due super potenze mondiali verterà per forza sul nodo Taipei, così come sulle altre profonde emergenze geopolitiche (Ucraina in primis) ed economiche. Ad accelerare il rischio di una invasione imminenti delle forze cinesi sul suolo di Taiwan, l’isola “ribelle” considerata di proprietà cinese dal regime comunista di Pechino, ci ha pensato in queste ultime settimane la prossima visita a Taiwan della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi. Già negli scorsi giorni il Ministero degli Esteri aveva messo in guardia Washington: «se gli Usa insisteranno per la loro strada, la Cina adotterà misure ferme e potenti per difendere la propria sovranità nazionale e integrità territoriale e che gli Stati Uniti dovranno essere ritenuti responsabili di tutte le gravi conseguenze».



Secondo fonti citate dal Financial Times negli scorsi, la Cina avrebbe lasciato intendere che se la visita di Pelosi fosse confermata si potrebbe arrivare ad una risposta militare di Pechino contro Taipei e indirettamente contro la Casa Bianca. Il regime di Xi chiederà ancora nella telefonata con Biden di far ritirare la missione alla speaker Dem, che sarebbe la più alta in grado tra i funzionari Usa a mettere piede su suolo taiwanese da 25 anni a questa parte, per evitare una violenta escalation in risposta. Pechino rivendica da decenni la sovranità sull’isola (che invece si auto-governa con l’amministrazione di Tsai Ing-wen) in nome del principio dell’unica Cina: a differenza di quanto avvenuto a Hong Kong, la Casa Bianca da tempo ha fissato come punto inderogabile la difesa di Taiwan qualora dovesse esserci un attacco cinese.

CINA MINACCIA USA SU TAIWAN: “È MISSIONE SACRA, NO INTERFERENZE”

I venti di guerra insomma tra Cina e Usa sono tutt’altro che tiepidi e la telefonata tra Xi Jinping e Biden dovrà servire per mitigare tali rischi: crescita bassa, nuovi lockdown e inflazione stanno portando l’economia cinese a forti difficoltà, e pure gli Stati Uniti non vivono un momento brillante con la Fed che sta cercando in tutti i modi di combattere l’inflazione nazionale. Il tema dazi poi, assieme a «competizione sul piano economico, la cooperazione contro i cambiamenti climatici e l’ipotesi di imporre un tetto al prezzo del petrolio russo» sono gli altri temi fissati dalla Casa Bianca negli scorsi giorni in vista dell’importante appuntamento diplomatico tra i due leader mondiali. A Taiwan nell’ultima settimana sono scattate le esercitazioni militari per scongiurare il pericolo invasione e la situazione è sempre più ad alta tensione: non sono piaciute affatto agli Stati Uniti le dichiarazioni del portavoce del ministero della Difesa Wu Qian.

«La questione di Taiwan riguarda esclusivamente gli affari interni della Cina e non c’è spazio per l’interferenza Usa», ha spiegato il diplomatico, aggiungendo e promettendo «tolleranza zero» in caso di interferenza occidentale. «Si tratta di un comportamento pericoloso», ha ribadito Wu citando la posizione americana di sostegno a Taiwan, «che rischia di avere un grave impatto sulle relazioni tra i due Paesi e i due eserciti, metterà seriamente a repentaglio la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan e aumenterà gravemente il rischio di scontro militare tra Cina e Stati Uniti». Per il regime comunista, la riunificazione con Taiwan «è una missione sacra» e non verrà tollerata alcuna mossa secessionista di qualsivoglia “indipendenza di Taiwan”, ha concluso il portavoce del Ministro cinese in risposta all’approvazione della legge sull’autorizzazione alla Difesa Usa (anno fiscale 2023) per sostegno militare a Taiwan.