La Marina militare degli Stati Uniti si prepara all’invasione di Taiwan da parte della Cina entro il 2023. “Non si tratta soltanto delle dichiarazioni del presidente (cinese) Xi Jinping, ma di come i cinesi si comportano e di quello che fanno – sono le parole dell’ammiraglio Mike Gilday, riportate dalla stampa estera e da Agenzia Nova – Ciò che abbiamo constatato negli ultimi venti anni è che hanno sistematicamente anticipato il mantenimento di ogni promessa che hanno formulato”. In questo caso l’invasione di Taiwan.



Mike Gilday è il Capo delle operazioni navali della Marina militare degli Stati Uniti e ha espresso la sua preoccupazione per l’invasione di Taiwan da parte della Cina nel corso di un evento virtuale ospitato dal think tank Atlantic Council. Secondo l’ammiraglio, “quando parliamo della finestra del 2027, nella mia mente dovremmo pensare a una finestra 2022, o potenzialmente a una finestra 2023. Non possiamo escluderlo”. Il riferimento è alla cosiddetta “finestra di Davidson”, dal nome di Phil Davidson, ex comandante della Flotta statunitense dell’Indo-Pacifico che l’anno scorso aveva menzionato al Congresso federale l’eventualità di un’invasione cinese di Taiwan entro i sei anni successivi.



Invasione cinese di Taiwan entro il 2023: “non voglio sembrare allarmista, ma…”

In merito all’eventualità di un’invasione cinese a Taiwan nei prossimi anni, se non addirittura nel 2023, l’ammiraglio Mike Gilday ha spiegato che “non voglio sembrare allarmista, è soltanto che non possiamo limitarci a sperare il contrario”. Nel corso dell’evento virtuale ospitato dal think tank Atlantic Council, Mike Gilday ha descritto la situazione della marina militare statunitense: “in termini di gruppi di portaerei, ci stiamo ancora riprendendo rispetto agli schieramenti di dieci anni fa. Siamo ancora in ritardo con la manutenzione” in modo da “rimuovere 50 anni da queste piattaforme”. Secondo l’ammiraglio, non bisogna risparmiare “sui missili e i caricatori, l’addestramento e la preparazione della forza”, dicendosi pronto a “dissuadere chiunque metta in discussione quanto spendiamo per la prontezza e l’addestramento”, come riportano i media statunitensi.



Lo stesso presidente cinese Xi Jinping aveva affermato che “il partito combatte il separatismo e si oppone in ogni modo alla indipendenza di Taiwan e alle interferenze straniere” in occasione dell’apertura del Congresso del Partito Comunista Cinese, appena pochi giorni fa. E ha rincarato la dose sulla possibile invasione di Taiwan da parte della Cina: “la risoluzione della questione di Taiwan è affare del popolo cinese stesso e dovrà essere risolta solo dal popolo cinese. Lavoreremo con la più grande sincerità e i più grandi sforzi per una riunificazione pacifica, ma non rinunceremo mai al ricorso della forza”.