Mentre pian piano tutti i partiti italiani stanno iniziando a formalizzare le candidature per le (ormai imminenti, fissate per giugno) elezioni Europee, si espone anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che correrà come leader di Forza Italia, ma a sostegno del Partito Popolare Europeo del quale, ricorda in un’intervista per il Corriere, “sono vicepresidente dal 2002”. Dal conto suo, infatti, ci tiene a precisare che vanta “trent’anni di esperienza europea”, mentre in caso fosse eletto, promette Tajani, “continuerò a fare il ministro a tempo pieno”, portando con più fervore “la voce dell’Italia” negli ambienti europei.



Rimanendo sempre nel tema delle elezioni Europee, il vicepremier smentisce fermamente l’idea che la candidatura da parte dei vari esponenti del centrodestra italiano non creerà nessuna frattura nella maggioranza, soprattutto perché “si voterà con il proporzionale” ed è, quindi, “inevitabile che ognuno corra per il proprio partito”. Forza Italia, però, non cercherà di sottrarre voti al cdx, quanto piuttosto, spiega Tajani, punterà a “recuperare voti alla nostra sinistra“. L’obiettivo? “Il 10% alle Europee, per poi puntare al 20% alle prossime politiche”, mentre commentando l’ipotesi di candidare Mario Draghi per il PPE, pur riconoscendo che “è una figura di grande prestigio”, sottolinea di non voler “mettere sulla graticola il suo nome o quello di qualcun altro. Il PPE”, ribadisce, “candida Ursula von der Leyen“, mentre al futuro ci si penserà ad elezioni concluse.



Antonio Tajani: “Il G7 continua a sostenere Ucraina e Israele”

Lasciando da parte il capitolo Europee, il ministro Antonio Tajani ha anche parlato dell’attuale situazione internazionale: partendo da Israele conferma la vicinanza del G7, ma sottolinea anche che ora “è fondamentale fermare gli scontri per ottenere la liberazione degli ostaggi e favorire l’ingresso di aiuti”. I canali comunicativi internazionali, comunque, rimangono aperti e, secondo il vicepremier, “se il 19 aprile l’attacco attribuito a [Israele] è stato meno pesante di ciò che ci si poteva aspettare, vuol dire che ci ascoltano“. L’Italia, peraltro, ricorda Tajani, è l’unico stato ad aver tenuta “aperta l’ambasciata a Teheran” e pur riconoscendo che “non ho più sentito esponenti iraniani dopo che hanno colpito Israele”, ritiene che in un futuro non troppo lontano potrebbe farlo “proprio per capire se sono disponibili ad attenuare lo scontro“.



Sull’Ucraina, infine, conferma (anche in questo caso) il sostegno dei paesi G7 ed esprime la sua piena soddisfazione per il “voto del Congresso Usa sugli aiuti a Kiev” dato che ritiene che “sarà una svolta decisiva”. Tuttavia, come ha sempre fatto in questi anni, Antonio Tajani non si lascia sfuggire quanti aiuti l’Italia ha messo a disposizione di Kiev perché, spiega al Corriere, “se divulgassimo la cifra potremmo creare un problema di sicurezza nazionale“, dato che “non abbiamo le dimensioni degli Stati Uniti”.