L’AFFONDO DI TAJANI SULLE ALLEANZE: “ITALIA NON CORRA SEMPRE DIETRO AGLI USA”

Le parole del vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani in merito al ruolo di alleanza nella Nato per qualche ora hanno tenuto Palazzo Chigi sul “chi va là” per via di un presunto “distinguo” del leader di Forza Italia dalla linea filo-americanista della Premier Giorgia Meloni. Il “dietrofront” successivo conferma il pieno appoggio dell’Italia alla guida Usa ma con comunque i paletti ben fissati per capire quale posizione potrà e dovrà avere l’Unione Europea in vista di una sempre più urgente “pace in Ucraina” ancora purtroppo molto lontana.



Ora veniamo alle dichiarazioni, con Tajani che nel suo intervento di ieri al Forum Abrosetti a Cernobbio lancia l’affondo: «Sul fronte della difesa l’Europa deve fare qualche passo in avanti. Dobbiamo essere più ambiziosi ma i numeri che abbiamo non ce lo permettono. Abbiamo visto anche sulla questione ucraina che non possiamo correre sempre dietro agli Stati Uniti». Gli Usa, continua il vicepremier, sono un nostro interlocutore ma «se nella Nato vogliamo contare di più, serve un’Europa che sappia contare di più, non a parole ma anche a fatti».



CROSETTO SPOSA LA LINEA TAJANI: “NELLA NATO MA LAVORIAMO PER LA PACE”

A conferma delle parole di Antonio Tajani arriva in “soccorso” anche il Ministro della Difesa in quota FdI, Guido Crosetto: convinto filo-Nato, l’ex democristiano sottolinea nella sua intervista a “La Stampa” che le parole del Ministro degli Esteri non sono un pensiero isolato all’interno del Governo. «La politica estera italiana è una sola e lui e la Farnesina ne sono i registi ed i custodi. Tajani certifica una linea che già stiamo seguendo, mentre l’Italia era abituata in passato a chiedere permesso a tutti gli alleati per fare qualsiasi cosa», rileva Crosetto.



Secondo il Ministro infatti il Governo e l’Italia non erano, non sono e non saranno «al traino degli Stati Uniti»: parlano poi dell’aggressione della Russia a Kiev, il titolare della Difesa rimarca la piena volontà di avviare «una nuova stagione della guerra in Ucraina, una stagione di tregua se non di pace». Il problema è che Crosetto rileva come anche durante l’ultima riunione dei ministri della Difesa europei, a Toledo, si ha l’impressione che «siamo ancora molto lontani da una soluzione pacifica del conflitto». Davanti a chi vede nelle parole di Tajani e Crosetto una critica alla posizione della Premier Meloni tanto con Zelensky quanto con Biden, il Ministro della Difesa precisa «Ci sono due linee che devono marciare parallele. L’aiuto, anche militare, all’Ucraina, e il lavoro incessante per arrivare alla fine del conflitto».

IL “DIETROFRONT” DI TAJANI CHE RASSICURA LA PREMIER. SULLA CINA…

Caso diplomatico? Scontro internazionale? Niente di tutto questo, tanto Tajani quanto Crosetto rilevano il piano appoggio dell’Italia alla Nato, agli Usa e all’Ucraina: ma serve fare di più in tema di pace e di diplomazia, perciò ieri prima del suo arrivo in Cina per la delicata missione a Pechino fino al prossimo 5 settembre, il vicepremier sottolineava da Cernobbio «Non ho mai detto che l’Italia non deve seguire gli Stati Uniti, ho detto che gli Stati Uniti non devono essere lasciati soli».

Le relazioni internazionali dell’Italia, continua il Ministro degli Esteri, devono andare nell’ordine di maggior sostegno alla Nato: «rincorrere non significa correre dietro ma vuol dire essere costretti ad adeguarsi in quanto si è in ritardo. L’Europa deve fare i più nella difesa per contare di più all’interno nella Nato, per sostenere più gli Usa che hanno diritto a non essere soli nella tutela dei diritti e della libertà». A chiudere il cerchio di una linea che comunque resta filo-Occidente e filo-Usa, Tajani in visita alla Cina di fatto “conferma” l’intenzione del Governo di non rinnovare il patto sulla Nuova Via della Seta: «Vogliamo continuare a lavorare intensamente con la Cina» ma dobbiamo «fare un’analisi anche sull’export: la Via della seta, se andiamo ad analizzarla non ha portato i risultati che ci attendevamo». Infine, Tajani conclude «Il Parlamento dovrà fare una valutazione e poi decidere se rinnovare o meno la nostra partecipazione a questo progetto».