L’Italia non ha subito pressioni per partecipare all’offensiva militare di Usa e Gran Bretagna contro gli Houthi, i ribelli dello Yemen. Lo ribadisce il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in un’intervista al Corriere della Sera precisa che il governo italiano ha «sottoscritto la dichiarazione politica sulla sicurezza nel Mar Rosso, che è la più importante, e che la Francia ad esempio non ha firmato, ma non abbiamo sottoscritto quella sugli interventi armati offensivi». Il leader di Forza Italia parla di «una scelta da una parte obbligata, visto che ci vorrebbe prima un passaggio parlamentare, secondo la nostra Costituzione». D’altra parte, è una decisione frutto anche di «una convinzione politica, condivisa sia con il presidente del Consiglio, con il ministro Crosetto e con le nostre forze armate», perché «c’è il rischio di un’escalation che vogliamo assolutamente evitare».



Il pressing degli inglesi a entrare nella coalizione risale a prima degli attacchi, precisa Tajani. «Rispetto alla reazione militare di tre giorni fa siamo stati informati con molte ore di anticipo, visto che siamo alleati e che abbiamo una nave militare nelle stesse acque». Il ministro degli Esteri ribadisce che il sostegno dell’Italia è politico, non militare, «se con questa parola si intende l’uso offensivo della forza pianificato a fini deterrenti». Tajani riferisce di aver parlato con Blinken, quindi «gli americani sono perfettamente consapevoli della nostra posizione».



“HOUTHI? SERVE UNA MISSIONE UE DIVERSA”

Gli attacchi terroristici e militari dei ribelli Houthi danneggiano, però, anche il traffico commerciale diretto verso l’Italia, quindi colpiscono così anche i nostri interessi economici. Per questo il ministro degli Esteri Antonio Tajani ritiene che sia necessaria «una missione europea allargata, più strutturata». Infatti, al Corriere riferisce che è stato chiesto al commissario Borrell di mettere il tema all’ordine del giorno. «Una missione europea diversa da quella attuale, anche con regole di ingaggio diverse, cui parteciperebbe anche la Francia, è un obiettivo di breve periodo». In altre parole, bisogna «allargare il raggio di azione geografica e di risposta delle navi militari europee», ma il leader di Forza Italia ritiene fondamentale un accordo europeo.



«Se si trattasse di azioni militari mirate occorrerebbe l’autorizzazione del nostro Parlamento, ma bisogna andare con ordine e non prevediamo al momento che questo avvenga». Per quanto riguarda la missione Unifil tra Israele e Libano, Tajani precisa che le truppe italiane dipendono dall’Onu. «Ne abbiamo discusso anche con Blinken per cercare di arrivare in tutti i modi ad una de-escalation». Nell’intervista si sofferma anche sugli aiuti all’Ucraina, che stanno scemando. «Abbiamo appena varato l’ottavo pacchetto di aiuti, stiamo facendo il massimo entro le nostre possibilità, non ci tiriamo indietro». D’altra parte, Tajani chiarisce: «Ma non siamo un gigante economico».

“ISRAELE DEVE EVITARE RITORSIONI AGGRESSIVE”

In merito al processo per genocidio contro Israele intrapreso all’Aja, il ministro degli Esteri ritiene che non esista il presupposto per un procedimento di questo tipo. «Non ci sono dati che autorizzano a dire che uno Stato come Israele abbia posto in essere scientemente delle azioni per eliminare un’etnia dalla faccia della terra». Ma Antonio Tajani al Corriere evidenzia che ci sono stati «degli atti e delle misure che potevano essere modulate in modo diverso», ma questo è un altro discorso. «Abbiamo sempre raccomandato a Tel Aviv di cercare di evitare ritorsioni che coinvolgono la popolazione civile, ritorsioni eccessivamente aggressive».

L’Italia dal canto suo sta provando a fare il massimo per aiutare i profughi palestinesi e la popolazione civile. «Ma non dimentichiamo mai che se la reazione di Israele deve essere proporzionata, Hamas continua a farsi scudo con il suo stesso popolo», aggiunge Tajani. Infine, riguardo l’ipotesi che la premier Giorgia Meloni non si candidi alle elezioni europee, il vicepremier conclude: «Assolutamente indifferente, ma penso che lo decideremo insieme e a chi tira in ballo la stabilità della maggioranza rispondo che non c’entra nulla».