Con i richiami e gli allarmi lanciati da Volkswagen e Nissan, gli ultimi in ordine di tempo, torna ufficialmente l’incubo Takata, azienda che per molti anni ha fornito airbag all’industria automobilista contenenti però generatori di gas che si sono rivelati difettosi. L’alterazione per l’invecchiamento, che può essere causata da calore e umidità, può rappresentare un pericolo per automobilisti e passeggeri in caso di incidente. Infatti, è scattato un allarme sicurezza con Volkswagen che, ad esempio, sul suo sito ufficiale ha messo a disposizione dei suoi clienti un motore di ricerca per scoprire se il proprio veicolo è coinvolto, inserendo semplicemente il numero di telaio. In Italia, ad esempio, nel caso di Volkswagen le auto che dispongono di airbag Takata sono quelli prodotti dal 2005 al 2018. Molto più radicale Nissan, che sta invitando i proprietari di circa 84mila veicoli più vecchi a smettere di guidarli perché i gonfiatori degli airbag Takata hanno un rischio maggiore di esplodere in caso di incidente e di scagliare pericolosi frammenti di metallo.



In un comunicato, infatti, avverte che “a causa dell’età dei veicoli dotati di gonfiatori di airbag Takata difettosi, esiste un rischio maggiore che il gonfiatore possa esplodere durante l’attivazione dell’airbag, proiettando frammenti metallici taglienti che possono causare lesioni gravi o morte“. Nello specifico, Nissan sconsiglia di guidare alcune utilitarie Sentra dal 2002 al 2006, nonché alcuni SUV Pathfinder dal 2002 al 2004 e i SUV Infiniti QX4 del 2002 e 2003. Anche in questo caso si può compiere una ricerca sul sito, come offerto da Volkswagen. “L’azienda afferma che i proprietari devono contattare il proprio concessionario per fissare un appuntamento per la sostituzione gratuita dei gonfiatori. Nissan offre anche un servizio di traino gratuito ai concessionari e in alcune località sono disponibili servizi di assistenza mobile e auto in prestito“.



COME È INIZIATO L’INCUBO DEGLI AIRBAG TAKATA

L’incubo Takata è diffuso e non riguarda solo Citroen C3 e Ds3, su cui ci sono stati richiami in questi giorni che riguardano oltre 600mila vetture prodotte tra il 2009 e il 2019 e una ventina di Paesi, tra cui l’Italia. I disagi per gli automobilisti sono evidenti, tra liste d’attesa e procedure lente per la sostituzione dell’airbag o per avere un’auto sostitutiva, ma ve ne sono anche per le cause automobiliste, visto che devono sostenere costi enormi. Il Corriere della Sera, ad esempio, segnala che nel bilancio 2023 di Stellantis c’è un accantonamento di poco meno di un miliardo di euro per i richiami legati a Takata. Il caso verte sull’uso di un gas difettoso, il nitrato d’ammonio, che è più economico del tetrazolo: se l’airbag ha il primo gas, quando si attiva può raggiungere una pressione così alta che lo scoppio può causare la diffusione di pezzi di metallo causando il ferimento se non addirittura la morte degli occupanti.



La produzione di questi airbag è cominciata alla fine degli anni ’90, ma nel 2004 un dirigente aveva ammesso la manipolazione dei dati dei test, eppure due anni dopo l’azienda giapponese si quotava in Borsa a Tokyo. Nel 2008 sono cominciati i primi problemi e richiami, dal 2009 le prime vittime. Tra inchieste giornalistiche e cause legali, si arriva al crollo dell’azienda, eppure negli anni successivi sono state avviate altre indagini, una ferita che si riaperta anche negli ultimi mesi.