I talebani vogliono dimenticare il tristemente noto passato, aprendosi al futuro: ma ci saranno comunque delle restrizioni. Dopo la presa del potere in Afghanistan e mentre continuano le drammatiche scene di caos in aeroporto, senza che l’Occidente abbia ancora una vera e propria exit strategy (con la popolazione civile che paga il prezzo più pesante di tanta improvvisazione a anni di disinteresse verso le questioni geopolitiche irrisolte di quest’area…), il portavoce dei fondamentalisti islamici, Zabihullah Mujahid, ha parlato col “New York Times” e nel corso di una lunga intervista ha spiegato quali sono i piani per il futuro, tra promesse di aperture liberali e segnali in realtà poco incoraggianti come la recente notizia che presto la musica sarà proibita in tutto il Paese.



Nella prima vera intervista concessa da uno dei leader dei talebani a un media occidentale quale è il NYT, Mujahid ha offerto la sua visione di come sarà il nuovo Afghanistan, un Paese ancora martoriato dalla guerra e che ancora per tanti anni porterà i segni dei recenti conflitti e dei drammatici rivolgimenti di questa estate. “Vogliamo costruire il futuro e dimenticare ciò che è successo in passato” è la sintesi del pensiero del portavoce che negli ultimi tempi è apparso sovente in pubblico e l’impressione è che diverrà una presenza costante: il diretto interessato dal canto suo ha respinto le accuse sia di rappresaglia contro gli avversari politici sia di un ritorno alle restrizioni di un Islam duro e che penalizzerà soprattutto le donne: lo stesso Mujahid di recente aveva invitato le donne afghane a restare in casa fino a che i combattenti talebani non saranno stati “addestrati” su come non maltrattarle.



PORTAVOCE DEI TALEBANI: “ADDIO AL PASSATO, DONNE PIU’ LIBERE”. MA INTANTO…

Ma cosa c’è da aspettarsi da questo ritorno dei talebani a Kabul dopo due decenni di iato? Il portavoce in più occasioni ha garantito che le donne in tutto il Paese saranno presto libere di riprendere la loro quotidianità ma gli annunci fanno a pugni con la situazione di fatto, con l’emergenza umanitaria e le scene di caos che certo non sono di aiuto per una transizione di potere il meno violenta possibile. Certo la proibizione della musica in pubblico, come accadeva sotto il governo talebani negli Anni Novanta quando oltre alla musica erano vietati pure cinema e televisione, non depone a favore dei proclami. “Da ora in avanti se le donne dovranno andare a scuola, all’università o in ospedale non avranno più bisogno di un accompagnatore o di coprirsi il volto” ha garantito il 43enne portavoce, figura-chiave della nuova comunicazione talebana e che cerca di accreditarsi come più moderata agli occhi dell’Occidente.



In attesa di capire quali di queste promesse saranno mantenute, almeno a livello ufficiale l’Emirato Islamico rinato in Afghanistan fa sapere di voler instaurare relazioni “costruttive” con la comunità internazionale: addio all’umiliante ‘mahram’ (il tutore maschio per le uscite pubbliche), anche se continuerà ad esistere per i viaggi di tre o più giorni. Più controversa la questione dei cittadini afghani che ancora in queste ore stanno cercando di lasciare il Paese: secondo il portavoce a coloro che sono in possesso dei regolari documenti di viaggio non sarà impedito di entrare in aeroporto, notizia tuttavia al momento difficilmente verificabile e che non collima con le immagini delle violenze viste in tv. Infine, in merito alle operazioni di evacuazione occidentali, il portavoce che secondo molti è in odore di nomina come prossimo Ministro dell’Informazione e della Cultura ha tagliato corto affermando che “non dovrebbero interferire e portare via le nostre risorse umane: medici, professori e altre persone di cui abbiamo bisogno qui”.