Secondo un comunicato pubblicato dal leader dei Talebani in Afghanistan, il califfo Hibatullah Akhundzada, la condizione delle donne afgane sarebbe migliorata ampiamente grazie al loro governo. Il loro grande merito, infatti, sarebbe quello di aver messo fine all’occupazione ventennale dell’hijab, restituendo la dignità e l’onore che la Sharia concede alle donne. Una dichiarazione che, per ora, non sarebbe stata ancora commentata da nessuno, ma che risulta essere decisamente in controtendenza rispetto ai rapporti pubblicati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite che, di fatto, condannano la condizione delle donne sotto il regime dei Talebani, additandola come una delle peggiori (se non la peggiore) al mondo.



Talebani: “Migliorata la condizione delle donne”

Insomma, i Talebani si riterrebbero decisamente soddisfatti del loro operato dal punto di vista della condizione in cui vivono le donne nel paese. Il comunicato del califfo è stato pubblicato in occasione dei festeggiamenti che si sono aperti questa settimana per l’Eid al-Adha (che commemora il sacrificio fatto da Ismaele). Secondo il califfo sono state prese misure eccezionali per fornire alle donne una “vita confortevole e prospera secondo la Sharia islamica“.



“Tutte le istituzioni”, sostiene il leader dei Talebani, “sono state obbligate ad aiutare le donne a garantire il matrimonio, l’eredità e altri diritti”, riferendosi ad una legge del 2021 in cui vengono garantiti sei diritti alle donne, tra cui il divieto di combinare il matrimonio, oltre a quello all’eredità e al divorzio. Secondo Akhundzada, inoltre, in Afghanistan sono migliorate le condizioni economiche, mentre la coltivazione di papavero (utile per l’oppio) è stata eradicata ed è migliorata la sicurezza nazionale. Le parole dei Talebani, tuttavia, contraddicono quello che da sempre l’ONU cerca di denunciare, ovvero la totale assenza di diritti per le donne in Afghanistan, che vivono in una “tra [le condizioni] peggiori al mondo“. Di fatto, infatti, alle donne è vietato frequentare le scuole superiori o le università, non hanno accesso ai parchi, ai bagni pubblici e alle palestre, mentre è vietato anche girare con il capo scoperto.

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