L’odio dei talebani nei confronti delle donne e della democrazia è un dato di fatto e ne si ha la cruda riprova, purtroppo, in queste giornate drammatiche per l’Afghanistan, da cui giungono immagini di umana disperazione che lacerano i cuori di chi le osserva. A tal proposito, Massimo Recalcati, celebre psicoanalista e saggista, è intervenuto sulle colonne del quotidiano “La Repubblica”, asserendo che la sessuofobia maschilista acquista il valore programmatico di una politica persecutoria, a quelle latitudini.



Le manifestazioni eloquenti di tale affermazione, del resto, non mancano, a partire dalla “caccia sistematica, casa per casa, non solo delle donne che si ribellano al regime non essendo disposte a rinunciare alle libertà acquisite in questi anni, ma anche di tutte quelle donne non ancora incardinate in una famiglia – né madri, né mogli –, che vengono dunque braccate semplicemente in quanto donne. Il presupposto ideologico che sostiene questo programma è sconcertante nella sua evidenza: le donne sono ontologicamente fonte di corruzione e, come tali, una minaccia pericolosa per l’affermazione di un sistema di potere governato da soli uomini”.



RECALCATI: “I TALEBANI VEDONO NELLE DONNE L’INCARNAZIONE DELLA LIBERTÀ”

Recalcati scrive su “La Repubblica” che si tratta di una pulsione sessuofobica che non tollera l’esistenza della donna come incarnazione della libertà e che il regime fondamentalista talebano rivela in questa spinta sessuofobica la sua essenza: l’odio nei confronti delle donne è odio verso il mondo. “Se il mondo è luogo dell’aperto, dello scambio, dei legami, della contaminazione, del pluralismo, della libertà, la donna è per eccellenza simbolo del mondo. Ecco perché l’alterità della donna è considerata dai talebani omologa all’anarchismo della democrazia”.



Tuttavia, nel caso del regime talebano, la persecuzione della donna come simbolo della libertà del mondo avviene nel nome di una ideologia religiosa retta “da un fantasma inossidabile di purezza. La democrazia, come la donna, è il verme che può corrodere il valore incontaminato dell’Idea. Il dominio dell’Idea deve infatti imporsi come assoluto. Per questo motivo, coloro che si sentono investiti di un mandato ideologico non conoscono pietas, tenerezza, sensibilità. Non hanno, letteralmente, cuore. In questo schema, per il fondamentalismo talebano, le donne stanno, ovviamente, come la democrazia, dalla parte dell’impurità e del male”.