Sempre più minacciati i diritti delle donne in Afghanistan, l’ultima offensiva dei talebani riguarda il lavoro nelle Ong. L’ultimo schiaffo ha scatenato polemiche a livello internazionale, con tanto di fuggi fuggi da parte delle organizzazioni no profit. E la gente è tornata a riempire le piazze, persino a Kandahar, città simbolo dei fondamentalisti islamici afghani. Come evidenziato dai colleghi dell’Ansa, il ministero dell’Economia due giorni fa ha diramato una nota sul punto: “Ci sono state gravi lamentele sul mancato rispetto dell’hijab islamico e di altre norme e regolamenti relativi al lavoro delle donne nelle organizzazioni nazionali e internazionali”.
Molte Ong hanno chiuso i battenti, mentre altre organizzazioni hanno ridotto al minimo le attività. “I nostri team hanno iniziato a lavorare in Afghanistan più di quarant’anni fa e da allora hanno fornito assistenza medica a milioni di persone. Le donne sono quelle che l’hanno reso possibile. Senza di loro, non ci può essere assistenza sanitaria”, la prima reazione di Medici Senza Frontiere: “Escludere le donne dalla vita pubblica mette tutti a rischio”. Anche l’Unicef ha biasimato senza mezzi termini l’ultimo provvedimento contro le donne emesso dai talebani: “Questa decisione è una palese violazione degli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e dei diritti umani fondamentali delle donne in Afghanistan”.
Talebani vietano a donne di lavorare nelle Ong
Al momento sono cinque le Ong che hanno sospeso le operazioni in Afghanistan dopo la svolta dei talebani nel limitare ulteriormente i diritti delle donne. Dopo Save the Children, il Consiglio norvegese per i rifugiati, Care e l’International Rescue Committee, è arrivato l’annuncio dell’ente di beneficenza britannico Christian Aid: “Christian Aid ha cercato subito di avere chiarimenti su questo annuncio e chiesto alle autorità di ritirare il divieto. Stiamo stati costretti a sospendere purtroppo i nostri programmi. Vietare alle donne di lavorare nel settore umanitario non farà altro che ridurre la nostra capacità di aiutare un numero crescente di persone in stato di necessità e rischia di aggravare terribilmente la crisi umanitaria che le stesse donne e ragazze devono fronteggiare”. Piovono condanne da parte della comunità internazionale. Dopo la Farnesina, anche la Francia ha stigmatizzato l’azione dei talebani: “Questo nuovo divieto contro le donne (…) dimostra, ancora una volta (…) l’oscurantismo dei talebani, tale accanimento è intollerabile”. Queste, invece, le parole della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola: “L’inaccettabile discriminazione delle donne da parte dei talebani sta avendo un effetto devastante sulla società afgana. Le donne devono avere uguali diritti di studio, lavoro e vita. Saluto tutte le coraggiose donne e le ragazze afghane che stanno lottando per i propri diritti. Siamo con voi”.