L’ex moglie dell’ex giocatore giallorosso Daniele De Rossi, Tamara Pisnoli, è stata condannata in primo grado a 7 anni e 2 mesi per tentata estorsione nei confronti di Antonello Ieffi, imprenditore 44enne la cui denuncia, datata 2013, avrebbe fatto scattare l’inchiesta poi sfociata in un processo a carico della donna. Nel corso di una lunga intervista rilasciata al Messaggero, l’uomo ha ripercorso le tappe di una storia in cui non sarebbero mancate intimidazioni e minacce di morte ai suoi danni, in una spirale che sarebbe andata avanti per diverso tempo dopo aver conosciuto Tamara Pisnoli.
Antonello Ieffi ha parlato di come sarebbe entrato in contatto con l’ex moglie di Daniele De Rossi, e di come si sarebbe accorto di “essere finito in una trappola” dopo quella che inizialmente gli sarebbe sembrata una semplice questione d’affari: “All’epoca il suo fidanzato era un mio amico, o almeno io credevo così…“. Sarebbe stato lui a presentargli Tamara Pisnoli: “Avevo capito che aveva fiuto per gli affari – ha raccontato Ieffi al quotidiano –, ecco perché non mi sono sorpreso quando ha chiesto di entrare in quello del fotovaltaico di cui mi occupavo in quel momento“. La sentenza di condanna della quarta sezione del Tribunale di Roma riguarderebbe anche altri due imputati insieme a Tamara Pisnoli: Francesco Milano e Francesco Camilletti. Secondo il racconto di Ieffi, la donna, dopo un investimento di circa 70mila euro per entrare in affari con lui, avrebbe deciso di tirarsi indietro e preteso con la forza un bonifico di circa 200mila euro. A quel punto, sempre stando al racconto dell’imprenditore, la situazione sarebbe precipitata.
Il racconto dell’imprenditore Ieffi dopo la condanna di Tamara Pisnoli
Durante l’intervista rilasciata al Messaggero, Antonello Ieffi ha raccontato la sua esperienza commentando anche la sentenza con cui Tamara Pisnoli, la ex moglie di Daniele De Rossi da lui denunciata anni fa, sarebbe stata condannata per tentata estorsione ai suoi danni con una pena a 7 anni e 2 mesi. Stessa condanna che riguarderebbe anche gli imputati Francesco Camilletti e Francesco Milano. Secondo l’accusa, si legge sul quotidiano, avrebbero costretto l’imprenditore ad andare a casa di Tamara Pisnoli per poi picchiarlo con lo scopo di convincerlo a fare il bonifico richiesto (circa 200mila euro, secondo il suo racconto).
“Sono quasi morto nel suo appartamento“, ha dichiarato Ieffi, aprendo a un quadro di eventi poi finiti sotto la lente degli inquirenti. “Lei era seduta e non appena sono entrato nella stanza ha dato l’ordine come un boss ‘Questo non vuole pagare, pensateci voi’“. L’imprenditore ha detto che sei persone, a turno, lo avrebbero sottoposto ad un brutale pestaggio: “Mi hanno riempito di calci e pugni. Ho visto che lei si alzava – ha aggiunto al quotidiano –, aveva uno sguardo gelido (…)“. Poco dopo, sarebbe stato ferito alla testa con un coltello: “Tamara, con un tono distaccato e freddo, ha dato l’ulti-mo ordine: ‘Fategli pulire il sangue, portatelo a fare il bonifico e poi ammazzatelo‘“. Stando alla sua versione, Ieffi si sarebbe finto morto per salvarsi.
La ricostruzione dell’inchiesta sulla vicenda di Tamara Pisnoli
A proporre un passaggio della ricostruzione dell’inchiesta che avrebbe condotto Tamara Pisnoli ai domiciliari nel 2014 è ancora Il Messaggero. La Procura di Roma, secondo quanto riferisce il giornale, avrebbe evidenziato l’attivazione di “tutti i circuiti criminali di cui disponeva” individuando un obiettivo: “punire” i suoi creditori. Uno spettro, quello dei presunti contatti nella malavita, in cui comparirebbe anche il nome dei Casamonica.
Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa allora a carico della donna, firmata dal gip Giuseppina Guglielmi come riporta lo stesso quuotidiano, gli inquirenti avrebbero tracciato il seguente ritratto di Tamara Pisnoli: “Una donna ambita per la sua ricchezza e che ama circondarsi di persone appartenenti ad ambienti criminali, salvo poi sorprendersi per essere sfruttata dai suoi amici ‘consiglieri’ e dai suoi amanti, ricorrendo, per vendicarsi degli approfittamenti subiti, sempre connessi alle sue considerevoli disponibilità economiche, alla solidarietà di esponenti dei vari gruppi criminali del cui appoggio gode“. Un passato denso di ombre, secondo i pm, di cui Ieffi non sarebbe stato a conoscenza fino al momento della sua denuncia: “Ho cercato di capire cosa mi era sfuggito. Lo choc non riguardava solo la vicenda in sé – ha dichiarato l’imprenditore nella recente intervista al Messaggero –, ma il contesto in cui sono finito. La sensazione che ho avuto è di essere finito in una trama, in un piano ben organizzato. Sapevano che avevo disponibilità eco- nomica. Ma c’erano stati anche dei segnali che non ho saputo cogliere“.