Tamara Pisnoli sottolinea con forza la sua verità dopo la condanna in primo grado per tentata estorsione ai danni dell’imprenditore Antonello Ieffi. Una storia complessa su cui la donna, ex moglie di Daniele De Rossi, ha deciso di rompere il silenzio con una lettera riportata dal Corriere della Sera in cui ricalca la sua versione, certa di poter dimostrare la propria innocenza in appello. Nelle sue parole c’è dolore, ma anche la ferma volontà di portare avanti una battaglia in tribunale per far emergere tutto quello che, a suo dire, proverebbe la sua estraneità rispetto alle accuse.



É una sentenza severa – ha dichiarato Tamara Pisnoli nella lettera di cui dà conto il quotidiano –, resa da un Tribunale che ho visto attento agli argomenti della mia difesa, ma che, secondo me, è profondamente sbagliata. Io, difatti, credo di essere innocente. E lo sosterrò con forza nel giudizio di appello“. Le parole spese sul suo conto dall’imprenditore Ieffi, presunta vittima, affidate a un’intervista sulle colonne del Messaggero, hanno tracciato un ritratto nel quale la donna non si riconosce e che, secondo Tamara Pisnoli, sarebbe menzognero.



La lettera di Tamara Pisnoli: “Sono innocente, descrizione dei fatti feroce e menzognera”

Nella sua lettera pubblicata dal Corriere della Sera dopo le dichiarazioni di Antonello Ieffi al Messaggero, Tamara Pisnoli ribadisce la sua innocenza ed è pronta a dimostrarlo nella dovuta sede, il giudizio di appello a seguito della condanna in primo grado a 7 anni e 2 mesi per tentata estorsione ai danni dell’imprenditore stabilita a suo carico dal Tribunale di Roma. “Nessuno è colpevole prima di un giudizio definitivo e, peraltro, non è raro che una Corte di appello riformi una sentenza di condanna – ha sottolineato Tamara Pisnoli –. (…) Mi vengono difatti addebitati alcuni comportamenti (“fategli pulire il sangue, portatelo a fare il bonifico e poi ammazzatelo”; poi, “Lei dà l’ordine e quelli partono come mastini per picchiarmi”; ancora, “senza battere ciglio ha ordinato di ammazzarmi”), di grandissima rilevanza, eppure mai, mai mai, neppure accennati nei numerosissimi interrogatori fatti dalla parte civile (…) dove costantemente, la stessa parte civile, seppure incalzata dalle domande, ha radicalmente escluso che io abbia mai dato ordini o solo incoraggiato gli autori dell’aggressione. Da cui, sia chiaro, ho immediatamente preso le distanze“.



L’ex moglie di Daniele De Rossi aggiunge inoltre, nella stessa lettera riportata dal quotidiano, che “la consolazione a tale feroce e menzognera descrizione dei fatti è che anche tale ulteriore dimostrazione di contraddittorietà, delle dichiarazioni rese nel corso del dibattimento, sarà determinante a chiarire l’effettiva comprensione della vicenda. Considerando che anche il Pubblico Ministero, che ha chiesto ed ottenuto la mia condanna, nel corso della sua requisitoria rilevava come nel mio caso la valutazione in ordine alla ‘attendibilità della persona offesa e la sua testimonianza’ fosse un elemento centrale del processo“.