TAMBERI E L’ORO MONDIALE VINTO NEL 2023

Gianmarco Tamberi nel 2023 ha vinto l’oro mondiale del salto in alto a Budapest, l’ultima perla che ancora mancava nella carriera di Gimbo, che nella leggendaria domenica 1° agosto 2021 vinse l’oro olimpico di Tokyo in condivisione con l’amico Mutaz Barshim, nei Giochi posticipati di un anno dalla pandemia, dodici mesi lunghi soprattutto per chi si era lesionato il legamento della caviglia sinistra alla vigilia di Rio 2016, che avrebbe disputato da favorito assoluto. Europei e Mondiali, entrambi sia al chiuso sia all’aperto, più l’Olimpiade: “Eppure nel 2024 non mi piace parlare di déjà vu, preferisco puntare a sogni nuovi di zecca, anche in gare che ho già vinto. I desideri si somigliano ma non sono mai tutti uguali”, ha detto Tamberi in una intervista per il Corriere della Sera. Gimbo si allena tutti i giorni, con l’unica eccezione a Natale.



Il ricordo più bello del 2023 per Tamberi è naturalmente “l’oro mondiale festeggiato con mia moglie Chiara, mia madre, mio fratello e gli amici nello stadio di Budapest. Tokyo è un ricordo indelebile ma per la pandemia quell’Olimpiade si era disputata a porte chiuse. Ecco, l’energia del pubblico mi era mancata terribilmente. Mi porto dietro anche il salto vincente, quello che mi ha permesso di lasciarmi alle spalle l’americano Harrison e il mio amico Barshim”. La capacità di essere concreto quando più conta è una grande qualità di Tamberi: “Puoi saltare 2,40 in tutte le gare della Diamond League, il circuito dell’atletica, ma se poi arrivi quarto al Mondiale o all’Olimpiade, la stagione è stata un fiasco. La gara secca mi esalta. Lasciati andare, mi dico. Esserci quando conta è una caratteristica che ho affinato negli anni”.



TAMBERI, IL SOGNO DEL BIS A PARIGI 2024 E IL DESIDERIO DI DIVENTARE PADRE

Gimbo Tamberi preferisce i ricordi ai trofei (“è il ricordo a non morire mai”), ma pensa soprattutto al futuro, compreso un cambio di allenatore perché papà Marco – con il quale ha sempre avuto “un rapporto molto difficile” – è stato sostituito dal nuovo coach Giulio Ciotti: “Con papà dopo Tokyo ero arrivato al punto di non ritorno, sono felice di essere intervenuto perché ho trovato persone splendide, buone e pure. Il rischio c’era, ma ben ponderato”. Un cambio meno drastico rispetto alla rivoluzione di Marcell Jacobs che si è trasferito in Florida: “Il mio approccio è stato più soft. Marcell avrà le sue ragioni: gli auguro grandi risultati”. I due ori in 13 minuti a Tokyo li legano per sempre (“fluttuavo in aria con il cuore che mi usciva dal petto. Poi, all’improvviso, mi sono ritrovato sotto la bandiera italiana, con lui, a blaterare cose senza senso. Quel momento me lo porterò dentro per sempre insieme all’abbraccio con Barshim”.



A Parigi Tamberi mette nel mirino la storia: “Nessun saltatore al mondo ha mai vinto due Olimpiadi consecutive, sarebbe un unicum che renderebbe Parigi un sogno diverso da Tokyo. Quell’oro aveva dietro cinque anni d’incubo, cinque interminabili stagioni aspettando di riprendermi quello che il destino mi aveva tolto con l’infortunio alla caviglia. Ma Parigi non sarebbe un banale secondo giro: sarebbe entrare in un Olimpo diverso”. Gimbo Tamberi glissa sull’ipotesi di essere portabandiera (“se sarò scelto come alfiere, sarà perché lo merito”), non pensa al record del mondo (“non mi darebbe lo stesso gusto di un oro iridato o olimpico”) e dopo i Giochi la famiglia Tamberi si potrebbe allargare: “Fino a Parigi, la priorità è l’atletica. Per il modo maniacale in cui la intendo, è lì che devo concentrare tutte le mie energie fisiche e mentali. Ma adoro i bambini, non vedo l’ora di diventare padre per dedicarmici anima e corpo. Sono fortunato: Chiara ha capito. Non voglio sciupare il talento che mi è stato dato”.