Il tampone rino-faringeo resta l’unico strumento valido per la diagnosi del Coronavirus. Lo precisa il Comitato Tecnico-Scientifico in una nota stampa con cui vuole fare chiarezza su questo esame. «L’approccio diagnostico standard rimane quello basato sulla ricerca dell’RNA nel tampone rino-faringeo». Il CTS, inoltre, aggiunge che «non esiste nessun test basato sull’identificazione di anticorpi, sia di tipo IgM che IgG, diretti verso Sars-CoV-2 validato per la diagnosi rapida di contagio virale o di Covid-19». L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) al momento sta esaminando circa 200 nuovi test rapidi che sono stati portati alla sua attenzione. Si tratta di test basati su approcci differenti. I risultati però su quest’attività screening saranno disponibili nelle prossime settimane. La nota si conclude con un invito alla «cautela nell’impiego di test non validati» e la disponibilità «a fornire opinioni e suggerimenti alle Regioni che lo dovessero richiedere».
CORONAVIRUS, COME SI ESEGUE TAMPONE RINO-FARINGEO
Ma come si esegue un tampone rino-faringeo per la diagnosi del Covid-19? L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, uno degli ospedali indicati dalla Regione Veneto per l’esecuzione dei test dei tamponi, illustra in un video la tecnica con cui questi avvengono. «Il test viene effettuato su due tipi di materiale biologico: l’escreato (il muco/catarro espulso dalle vie aeree inferiori ndr) oppure le secrezioni prelevate con il tampone naso-faringeo, cioè andando a toccare in profondità la gola e le cavità nasali con una sorta di cotton fioc», spiega il dottor Andrea Angheben, responsabile del reparto di Malattie infettive e tropicali. La maggior parte dei test però viene effettuato sui tamponi perché è difficile disporre dell’escreato del paziente, visto che uno dei sintomi del Coronavirus è la tosse secca. La prima fase dell’esame consiste dunque nell’estrazione degli acidi nucleici attraverso cui individuare la presenza dell’RNA virale. Poi si procede con l’individuazione della presenza del Sars-CoV-2, responsabile dell’infezione Covid-19. Se il risultato è positivo, si procede con la ricerca dei marcatori generici specifici del virus, cioè di quella parte che non è sottoposta a mutazioni che caratterizza la specie.