È ormai diventato un caso l’avviso dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), che ritireranno la richiesta fatta alla Food and Drug Administration per i tamponi PCR che individuano solo il coronavirus e non altri virus, come quello dell’influenza. Tanto è bastato per rianimare vecchie teorie del complotto, quelle ad esempio secondo cui i tamponi produrrebbero falsi positivi, i casi di coronavirus verrebbero confusi con quelli di influenza. Si è arrivati anche a ripescare un vecchio editoriale su Bmj del professor Peter Doshi, secondo cui l’efficacia dei vaccini Pfizer e Moderna non era del 95%, come dichiarato dalle case farmaceutiche, ma decisamente più bassa, tra il 19 e il 29%. Calcoli smentiti dai real world data, dalle analisi cioè sull’efficacia dei vaccini nel mondo reale, quindi dopo la loro somministrazione.



Ma c’è un primo errore di fondo in questa complessa teoria complottista. I CDC non hanno fatto richiesta di ritiro di tutti i tamponi PCR, ma hanno avviato i laboratori affinché non usino più il test singolo per individuare Sars-CoV-2, bensì altri già in uso, “multiplex”, che identificano anche altri virus.



IL CASO CDC E I VECCHI DUBBI DI DOSHI SUI VACCINI

I tamponi PCR che menzionano i CDC è quello introdotto dallo stesso ente nel febbraio 2020 ed è stato autorizzato in via emergenziale dalla Food and Drug Administration. Quindi, ritireranno la domanda fatta all’FDA e l’uso del loro test PCR, non gli altri autorizzati e usati da altri enti e società, come si evince dall’elenco riportato da Open. L’avviso, inoltre, serve a dare tempo ai laboratori che usano il loro test PCR a scegliere tra gli altri suggeriti sempre dall’FDA. Non perché non vada bene, ma perché è più utile adottare quelli “multiplex”. C’è un’altra questione che hanno ignorato i complottisti. Il test dei CDC è stato sviluppato solo per identificare Sars-CoV-2, non altri virus (ed è il motivo per il quale appunto ora hanno deciso di cambiare rotta), quindi come avrebbero potuto confondere casi di coronavirus con influenza se è solo il primo che può essere individuato? Dunque, il comunicato dei Centers for Disease Control and Prevention americani non fornisce alcun appiglio alla teoria dei tamponi falsati.



Per quanto riguarda il vecchio editoriale di Peter Doshi, basterebbe tirare in ballo la replica dell’epoca di Marco Cavaleri, responsabile dei vaccini per lʼAgenzia europea per i medicinali (EMA), tramite le colonne di Quotidiano Sanità, ma in realtà basta guardare ai dati dell’Istituto superiore di sanità, che sono sull’efficacia reale, per capire che sull’efficacia dei vaccini non vi sono scientificamente dubbi.